Detti e modi di dire: “Beato chi c’ha ‘n occhio”, perché si dice così?
“Beato chi c'ha 'n occhio" dicono i romani. Ma qual è il significato di questo proverbio?
Detti e modi di dire: “Beato chi c’ha ‘n occhio”, perché si dice così?
“Beato chi c’ha ‘n occhio” dicono i romani. Ma qual è il significato di questo proverbio?
La cultura popolare romana è piena di contaminazioni linguistiche che arrivano dalla lunga e profonda storia della città di Roma. Molti modi di dire derivano dalla lingua latina, altri sono riferimenti alla tradizione cattolica, l’Urbe ha assorbito come una spugna centinai di aforismi e nel tempo li ha tradotto a seconda dei contesti culturali. Un lavoro fatto quasi in maniera inconscia dal popolo, già perché la maggior parte di questi detti sono frutto di un’elaborazione umile ma caratteristica piena di tutta la vivacità e il carisma dei romani. Un popolo che nel tempo ha saputo adattarsi a tanti cambiamenti, in grado di vedere spesso il bicchiere mezzo pieno riuscendo a trarre dei vantaggi da situazioni che si presentavano piuttosto scomode. Arriva da qui il detto “Beato chi c’ha ‘n occhio”, proprio da questo atteggiamento resiliente e quasi filosofico.
Certo, avere un occhio non è come averne due, ma la percezione di questo svantaggio cambia se lo inseriamo in un nuovo contesto. “Avere un occhio non è come averne due ma in una terra di ciechi fa di sicuro la differenza”. Ecco che diventa un punto di forza, quasi una fortuna, il detto completo infatti recita “In tera de ciechi, beato chi c’ha ‘n occhio” (che tradotto suona più o meno cosi “in una terra di non vendenti fortunato è chi ha un occhio”.) In sostanza significa che laddove le condizioni di partenza sono davvero povere e svantaggiate anche una mezza abilità sarà sufficiente per emergere.
Il proverbio deriva dalla locuzione latina “beati monoculi in terra caecorum”, riportato anche nella forma “In regione caecorum rex est luscus”, ossia nel paese dei ciechi l’orbo è il re Questo concetto è stato anche ripreso nell’Adagio di Erasmo da Rotterdam, il teologo e umanista olandese si esprimeva così nella sua opera: “Inter caecos regnat strabus” (tra i ciechi regna l’orbo).
Lo spunto di riflessione che ci offre il proverbio romano è chiaro e deciso. Non lasciamoci abbattere troppo da condizioni poco favorevoli, alcune volte è di aiuto guardare le cose da un’altra prospettiva o inserirle in un contesto diverso. Può sembrare una magra consolazione e forse non sarà abbastanza per riempire quel famoso bicchiere vuoto a metà, ma di sicuro può essere un valido esercizio per non dimenticare che anche in situazioni difficoltose una mezza virtù può essere determinante sulla via del successo.
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