Ariccia: il Comune vicino Roma dove mangiare bene (soprattutto la porchetta).

Siete mai stati ad Ariccia per un pranzo o una cena? Di sicuro avrete assaggiato la loro favolosa porchetta. A soli 25km da Roma ci sono delle “Fraschette” indimenticabili!

Ariccia, famosa nel Lazio e non solo, per la produzione di porchetta. Avete capito bene, Ariccia è la patria della porchetta! Per tutti gli amanti della carne, ma anche per chi è una buona forchetta e ama mangiare bene, un pranzo ad Ariccia è un piacere davvero irrinunciabile.

Ariccia è uno dei comuni attorno ai Castelli Romani, situato a 25 km da Roma. È la classica gita fuori porta da fare nel weekend o durante le ferie, magari per pranzare dopo aver visto Castel Gandolfo e il Lago Albano. Le persone che vengono ad Ariccia, ad ogni modo, non ci vengono per visitare la città (sebbene Ariccia abbia anche degli scorci e dei monumenti storici niente male), ma per mangiare la porchetta. Qui, infatti, è una tradizione millenaria.

La porchetta è un piatto che probabilmente arriva all’antico Impero Romano: un piccolo maialino veniva disossato, lasciato insaporire con aromi, olio e spezie per circa 12 ore e poi cotto a oltre 200 gradi. Una cottura uniforme, lenta e storica che serve a far intenerire la carne e diventare molto croccante la cotenna. Una squisitezza per il palato!

Oggi la porchetta di Ariccia è praticamente servita come street food, dentro panini, piatti, ciotoline e, naturalmente, nelle “Fraschette”. Queste “Fraschette” sono i tipici ristorantini un po’ alla mano dove mangiare la porchetta più buona di Ariccia. Parliamo di posti spesso a conduzione famigliare, dove il personale è simpatico e socievole e la cucina deliziosa.

Con la macchina è possibile raggiungere il Comune di Ariccia percorrendo il Grande Raccordo Anulare fino all’uscita 23 (o in alternativa la Via Appia) e poi continuare sulla Via Appia Nuova. La strada è praticamente un lungo rettilineo che attraversa Albano e porta fino ad Ariccia. Se ci andate prima di sera, vedrete dei favolosi tramonti!

È possibile parcheggiare prima del ponte che unisce i due borghi, oppure nel comodo parcheggio che si trova in Via del Pometo 26, nella parte inferiore della città, subito sotto al Ponte Monumentale. Da lì, sarete collegati al centro di Ariccia grazie ad una funicolare, abbastanza economica e veloce. Una volta arrivati su, vedrete che spettacolo! I colli romani si aprono sotto il vostro sguardo e il cielo sembra davvero immenso…

Raggiungere Ariccia con i mezzi pubblici è un po’ più complesso, e naturalmente più lungo, ma è comunque fattibile. Si può arrivare alla stazione della metropolitana Anagnina e prendere un bus che in circa un’ora vi porta ad Ariccia. In alternativa, si può sempre prendere un treno regionale da Roma Termini ed arrivare ad Albano (la stazione dista qualche chilometro dal centro di Ariccia).

Accadde oggi: il 12 luglio nasceva il ghetto ebraico di Roma.

Il 12 luglio del 1555 papa Paolo IV con la bolla Cum nimis absurdum istituì il Ghetto di Roma e revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani.

Il 12 luglio del 1555 veniva istituito il Ghetto Romano, uno dei più antichi del mondo, arrivato circa quaranta anni dopo quello di Venezia (il primo ghetto in assoluto) sorto nel 1516 nel sestiere di Cannaregio, oggi sede di sinagoghe e istituzioni religiose. Il termine ghetto con buona probabilità è di estrazione veneta (ghèto), infatti il luogo in cui gli ebrei furono costretti a risiedere ospitava una fonderia che in veneziano si traduce in ghèto, ma l’etimologia potrebbe avere anche origini ebraiche e derivare da Ghet che ha il significato di separazione.

La comunità ebraica di Roma è presente in città fin dai secoli più antichi, furono infatti in molti a giungere nell’Urbe dopo la conquista romana della Giudea e la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Si stanziarono prevalentemente nella zona di Trastevere dove rimasero per i secoli successivi, a testimonianza della loro presenza resta l’edificio in vicolo dell’Atleta utilizzato con buona probabilità come Sinagoga, o almeno cosi viene da pensare considerata l’iscrizione in alfabeto ebraico su una colonna del portico. Una seconda ondata migratoria ebraica arrivò a Roma tra il 1300 e il 1400 quando giunsero nella capitale molti ebrei in fuga dalla Spagna.

Proseguirono la loro residenza in comunione con il popolo romano fino al 1555, il 12 luglio di quell’anno il papa Paolo IV, al secolo Giovanni Pietro Carafa, con la bolla Cum nimis absurdum revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò l’istituzione del ghetto romano nel rione Sant’Angelo. Questo evento prese il nome di “serraglio degli ebrei” e le mura che contenevano e isolavano la comunità ebraica erano munite di tre ingressi controllati dalle guardie papaline e da alcune famiglie cristiane. Le condizioni di vita imposte agli ebrei furono durissime; oltre all’obbligo di residenza nel ghetto dovevano portare un segno distintivo che li rendesse riconoscibili, per gli uomini un berretto e per le donne un accessorio a scelta ma di colore glauco (ceruleo) come il copricapo maschile. La comunità ebraica venne spogliata di ogni bene e gli fu proibito di svolgere qualunque attività di commercio tranne quelle più umili come la vendita di stracci e abiti usati. Le condizioni igienico-sanitarie erano terribili, non c’era acqua potabile e quando il Tevere esondava l’intero ghetto veniva allagato. Gli fu impedito di acquistare una casa, potevano vivere solo in affitto e viste le condizioni economiche erano costretti ad ammassarsi in vecchi e piccoli appartamenti.

Questo stato di semi prigionia durò per parecchio tempo e le restrizioni per la comunità ebraica erano più o meno dure a seconda del pontefice. Il ghetto negli anni venne ingrandito visto l’aumento dei suoi abitanti e l’isolamento residenziale ebreo rimase in vigore fino al 20 settembre del 1980 quando terminò il potere temporale dei papi in seguito all’annessione al Regno d’Italia.