Accadde oggi: il 12 luglio nasceva il ghetto ebraico di Roma

Il 12 luglio del 1555 papa Paolo IV con la bolla Cum nimis absurdum istituì il Ghetto di Roma e revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani.
Accadde oggi: il 12 luglio nasceva il ghetto ebraico di Roma.
Il 12 luglio del 1555 papa Paolo IV con la bolla Cum nimis absurdum istituì il Ghetto di Roma e revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani.
Il 12 luglio del 1555 veniva istituito il Ghetto Romano, uno dei più antichi del mondo, arrivato circa quaranta anni dopo quello di Venezia (il primo ghetto in assoluto) sorto nel 1516 nel sestiere di Cannaregio, oggi sede di sinagoghe e istituzioni religiose. Il termine ghetto con buona probabilità è di estrazione veneta (ghèto), infatti il luogo in cui gli ebrei furono costretti a risiedere ospitava una fonderia che in veneziano si traduce in ghèto, ma l’etimologia potrebbe avere anche origini ebraiche e derivare da Ghet che ha il significato di separazione.
La comunità ebraica di Roma è presente in città fin dai secoli più antichi, furono infatti in molti a giungere nell’Urbe dopo la conquista romana della Giudea e la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Si stanziarono prevalentemente nella zona di Trastevere dove rimasero per i secoli successivi, a testimonianza della loro presenza resta l’edificio in vicolo dell’Atleta utilizzato con buona probabilità come Sinagoga, o almeno cosi viene da pensare considerata l’iscrizione in alfabeto ebraico su una colonna del portico. Una seconda ondata migratoria ebraica arrivò a Roma tra il 1300 e il 1400 quando giunsero nella capitale molti ebrei in fuga dalla Spagna.
Proseguirono la loro residenza in comunione con il popolo romano fino al 1555, il 12 luglio di quell’anno il papa Paolo IV, al secolo Giovanni Pietro Carafa, con la bolla Cum nimis absurdum revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò l’istituzione del ghetto romano nel rione Sant’Angelo. Questo evento prese il nome di “serraglio degli ebrei” e le mura che contenevano e isolavano la comunità ebraica erano munite di tre ingressi controllati dalle guardie papaline e da alcune famiglie cristiane. Le condizioni di vita imposte agli ebrei furono durissime; oltre all’obbligo di residenza nel ghetto dovevano portare un segno distintivo che li rendesse riconoscibili, per gli uomini un berretto e per le donne un accessorio a scelta ma di colore glauco (ceruleo) come il copricapo maschile. La comunità ebraica venne spogliata di ogni bene e gli fu proibito di svolgere qualunque attività di commercio tranne quelle più umili come la vendita di stracci e abiti usati. Le condizioni igienico-sanitarie erano terribili, non c’era acqua potabile e quando il Tevere esondava l’intero ghetto veniva allagato. Gli fu impedito di acquistare una casa, potevano vivere solo in affitto e viste le condizioni economiche erano costretti ad ammassarsi in vecchi e piccoli appartamenti.
Questo stato di semi prigionia durò per parecchio tempo e le restrizioni per la comunità ebraica erano più o meno dure a seconda del pontefice. Il ghetto negli anni venne ingrandito visto l’aumento dei suoi abitanti e l’isolamento residenziale ebreo rimase in vigore fino al 20 settembre del 1980 quando terminò il potere temporale dei papi in seguito all’annessione al Regno d’Italia.

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