Curiosa toponomastica romana. Perché si chiama via delle Zoccolette?

A Roma sono numerose le vie con nomi bizzarri. Cercheremo di scoprirli di volta in volta. Già abbiamo parlato di vicolo del Piede a Trastevere. Stavolta ci recheremo in via delle Zoccolette nel Rione Regola, nel centro storico della Capitale dietro il Ministero della Giustizia.
Curiosa toponomastica romana. Perché si chiama via delle Zoccolette?
A Roma sono numerose le vie con nomi bizzarri. Cercheremo di scoprirli di volta in volta. Già abbiamo parlato di vicolo del Piede a Trastevere. Stavolta ci recheremo in via delle Zoccolette nel Rione Regola, nel centro storico della Capitale dietro il Ministero della Giustizia.
Dal 1715, nel civico numero sedici, il luogo era la sede del Conservatorio dei Santi Clemente e Crescentino denominato “Orfanotrofio delle Zoccolette”, istituito da Papa Sisto V Peretti, dove si trova una targa in cui è scritto “per le povere zitelle zoccolette”. Era un istituto per donne orfane e senza marito, dove potevano imparare un mestiere come cucire e confezionare zoccoli, che indossavano regolarmente. Da qui il termine “zoccolette”. Le scarpe erano di manifatture semplice, donate alle giovani che si ritrovavano in povertà assoluta e, appunto, “scalze”.
Ma la parola si è prestata facilmente all’associazione con la prostituzione, intenzione opposta all’istituzione che intendeva addestrare al lavoro le donne sole, nel contesto di una società patriarcale che tendeva a emarginarle.
Essere privi dei genitori significava spesso esser figlie di “mater ignota”, trasformata nella parola “mignotta”, ossia prostituta.
All’epoca, nonostante l’orfanotrofio nascesse allo scopo di impedire che le donne si dedicassero al mestiere più antico del mondo una volta uscite, era forte la stigmatizzazione nei confronti di chi non avesse una famiglia ed è molto probabile che le donne finissero per fare proprio le prostitute.
Nel gergo romano e napoletano la “zoccola” è un termine volgare per indicare alla femmina del topo di fogna in riferimento al fatto che i topi sono notoriamente prolifici, dediti ad un’attività sessuale sfrenata. La parola è usata per questo motivo in modo dispregiativo nei confronti delle sex worker.
Gli zoccoli inoltre erano usati anche dalle nobildonne per non far sporcare gli abiti lunghi e le donne dedite alla prostituzione ne facevano uso per imitarle. Chi usciva da quella via quindi si prestava senza scampo al gioco di parole, inevitabile a più livelli.
L’aspetto della via è estremamente bello: nell’angolo con via dei Pettinari troviamo un’edicola del 1700 ora quasi completamente scolorita in cui è rappresentato S. Antonio Abate, al civico 17 vi era l’ospizio dei Mendicanti e Convalescenti.

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