Paolo Villaggio e il grande amore per Roma, il Ragionier Fantozzi è un figlio adottivo della capitale

Il regista e attore Paolo villaggio ha trascorso 56 lunghi anni a Roma. La capitale ha significato molto per lui tanto da diventare spesso teatro delle tragiche vicende del ragionier Ugo Fantozzi.
Paolo Villaggio e il grande amore per Roma, il Ragionier Fantozzi è un figlio adottivo della capitale.
Il regista e attore Paolo Villaggio ha trascorso 56 lunghi anni a Roma. La capitale ha significato molto per lui tanto da diventare spesso teatro delle tragiche vicende del ragionier Ugo Fantozzi.
Paolo Villaggio è senza dubbio uno degli uomini del grande cinema italiano più amati di sempre. Attore straordinario, regista, umorista e sceneggiatore, interprete di una comicità paradossale e a tratti drammatica. Autore di personaggi come il professor Kranz, o il timido Giandomenico Fracchia, ma soprattutto lo sciagurato ragioniere Ugo Fantozzi con cui si è meritato un posto nel cuore di tanti italiani. Paolo villaggio, nato e cresciuto in Liguria, a Genova, arriva a Roma nel 1959 dopo aver abbandonato gli studi di giurisprudenza e aver iniziato una carriera artistica a livello amatoriale. Roma, il sogno italiano di chi ambisce al grande schermo, terra di speranza per aspiranti cineasti, Villaggio se ne innamora e trascorre 56 primavere tra le braccia della capitale. Per molti anni ha vissuto in via Anapo, poco distante dalla residenza del Presidente delle Repubblica Carlo Azelio Ciampi, ed era un abitué della vita di quartiere. Era facile incontrarlo fra i banchi del mercato coperto di via Chiana e non passava di certo inosservato considerate le inconfondibili sahariane in cui si avvolgeva. Successivamente si trasferì a Vigna Clara, ma le sortite del ragioniere erano meno frequenti vista l’età e la salute che andava a singhiozzo.
Nel lungo soggiorno romano Paolo Villaggio ha saputo approfittare di molti luoghi della capitale per alcuni dei suoi film più celebri. A Testaccio, in un palazzo di via Bodoni, sono ubicate la maggior parte delle case in cui ha vissuto il ragioniere Ugo Fantozzi. La Megaditta ha invece preso vita in una struttura sul Lungo Tevere, salvo in una occasione in cui fu l’ufficio delle finanze ad accogliere l’agonia dell’impiegato Fantocci. Singolare era l’omonimia tra il celebre ragioniere e il ministro delle finanze dell’epoca Augusto Fantozzi, a cui fu chiesto il permesso di girare il film Fantozzi, come ricorda il regista Neri Parenti in un’intervista.
Ma è sulla tangenziale est che si è consumata una delle scene più memorabili della saga Fantozziana. Il ragioniere aveva studiato una routine mattutina rigidissima che gli permetteva di guadagnare minuti preziosi prima che suonasse la sveglia. “Tutto era calcolato sul filo del rasoio” dice Paolo Villaggio, dal caffè rovente della Signora Pina al “caffelatte con pettinata incorporata”, ogni azione era scandita da una tabella di marcia basata su esperimenti e perfezionamenti continui al limite della possibilità umana. Una mattina questo sofisticato quanto precario sistema cadde a causa della stringa di una scarpa e il ragioniere decise di tentare l’impresa: prendere l’autobus al volo. “Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato” recita Ugo Fantozzi mentre scavalca la ringhiera del balconcino di casa sua, abitazione situata poco dopo l’entrata di San Giovanni in Laterano e sfiorata dalla sopraelevata. Il fallimento fu inevitabile e i timori di sua moglie rispetto alla prestanza fisica poco adatta si rivelarono fondati, Fantozzi nonostante l’impegno e il supporto del vicinato che lo sosteneva gridando “Coraggio ragioniere” dovette arrendersi a un disastro ampiamente prevedibile.
Paolo Villaggio non si riteneva un romano verace ma Roma ha significato molto per lui. Ha saputo osservarla, capirla, e il grande sentimento di riconoscenza verso la città che lo aveva adottato ha spinto il regista ligure a mettere la capitale al centro di molte sue opere.

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