Lo sapevate? Perché a Roma la via delle Sette Chiese si chiama in questo modo?

Alla tradizione secolare del pellegrinaggio delle Sette Chiese è dedicata la via di Roma che unisce via Ostiense a via Appia Antica. Si tratta di uno dei percorsi giubilari più famosi, al punto da vedere la partecipazione di migliaia di persone. Perché si chiama così?
Lo sapevate? Perché a Roma la via delle Sette Chiese si chiama in questo modo?
Alla tradizione secolare del pellegrinaggio delle Sette Chiese è dedicata la via di Roma che unisce via Ostiense a via Appia Antica. Si tratta di uno dei percorsi giubilari più famosi, al punto da vedere la partecipazione di migliaia di persone. Perché si chiama così?
Una delle origini è attribuita alla figura di San Filippo Neri, pellegrino, presbitero ed educatore fiorentino della metà del XVI secolo e fu lui stesso che stabilì come prima data il 25 febbraio 1552. In quel periodo decise di trasferirsi a Roma perché la considerava una città corrotta e pericolosa.
Altre versioni risalgono addirittura al VII secolo in riferimento a Santa Begga, anch’ella costantemente impegnata in pellegrinaggi.
Le tappe, che ricalcavano idealmente la via crucis. prevedono la visita in due giornate delle basiliche San Pietro, San Paolo, San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo Fuori le Mura, Santa Maria Maggiore. I fedeli che entrano nelle porte, percorrono circa 20 km.
A tal proposito si deve l’espressione “fare il giro delle sette chiese” che nel linguaggio quotidiano ha assunto un significato più ampio, anche negativo come “perdere tempo senza avere uno scopo preciso” oppure tentare di trovare faticosamente qualcuno che ascolti.
Durante il primo giorno, si dedicava la maggior parte del tempo alla visita di San Pietro, ma la tappa ufficiosa prevedeva in questa giornata anche una fermata all’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, per visitare i malati, soprattutto moribondi. Questo ospedale era anche il primo punto di incontro per il secondo giorno, che oltre alle basiliche prevedeva anche passaggi da Trastevere all’Isola di Tiberina per San Bartolomeo e successivamente San Paolo. Ed è da qui che parte il tratto da San Paolo a San Sebastiano che coinvolge direttamente la via.
Sul sito di Roma Slow Tour si suggerisce di effettuare il trekking urbano con la loro associazione. Non è necessaria una motivazione religiosa, in quanto la visita alle basiliche ha una fortissima valenza culturale e ovviamente turistica e quindi anche laica con tanti punti di interesse contemporanei, oltre alle antiche basiliche, come il quartiere la Garbatella (dove troviamo tra l’altro anche un murales dedicato a San Filippo Neri, tra le altre cose fondatore dell’Oratorio e per il suo carattere positivo esempio di “gioia”), la street art di Tor Marancia, le Catacombe di Domitilla e San Callisto e l’Appia Antica.

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