Roma dice “No” alla follia della guerra: migliaia di pacifisti e la comunità ucraina in piazza

Sabato 26 febbraio siamo stati a Roma a piazza Santi Apostoli per la manifestazione organizzata dalla Rete italiana Pace e Disarmo contro l'aggressione militare della Russia in Ucraina. Presenti più di 150 associazioni: le richieste hanno riguardato soprattutto la protezione umanitaria dei civili e la demilitarizzazione ed il disarmo, in particolare nucleare.
Roma dice “No” alla follia della guerra: migliaia di pacifisti e la comunità ucraina in piazza.
Articolo di Rita Chessa.

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Sabato 26 febbraio siamo stati a Roma a piazza Santi Apostoli per la manifestazione organizzata dalla Rete italiana Pace e Disarmo contro l’aggressione militare della Russia in Ucraina. Presenti più di 150 associazioni: le richieste hanno riguardato soprattutto la protezione umanitaria dei civili e la demilitarizzazione ed il disarmo, in particolare nucleare.
Tra gli ospiti anche il giovane Lorenzo Morandi del coordinamento universitario che ha urlato: “Vogliamo gridare tutti insieme che la guerra ci fa schifo, vogliamo vivere in un mondo di pace da costruire tutti insieme!”
Molteplici i punti di vista di chi osserva da diverse prospettive ciò che sta accadendo e non manca chi afferma, come Davide R. appartenente alla rete antagonista: “Quelli che oggi condannano l’invasione dov’erano quando le milizie fasciste ucraine bruciavano vivi i civili ad Odessa e l’esercito bombardava i separatisti a Donbass?”
La questione è complessa e affonda le radici in secoli di storia. La crisi ufficiale tra la Russia e Ucraina risale a 14 anni fa, ma esistono principi universali, incontrovertibili e “No alla guerra” è uno di questi. Sono numerosi i russi che si oppongono alla decisione di Putin, a Mosca e a San Pietroburgo non sono mancate le proteste per condannare l’offensiva sanguinaria.

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Domenica 27 febbraio la comunità ucraina è tornata a manifestare in piazza della Repubblica.
Abbiamo seguito il corteo, un mare di gente urlante: “Libertà!” e non possiamo fare a meno di pensare che a pagare sono le persone comuni, uomini, donne, bambini, sia russe che ucraine.
“Saremo pronti a difenderci, a combattere” ci dice Irina, con un cartello in mano e la scritta “Aiutateci”.
Intanto il cielo di Kiev si illumina per le deflagrazioni, Putin ha già messo in allerta il sistema di difesa nucleare e la posizione dell’Europa si sta delineando verso la linea dura nei confronti di Mosca tra sanzioni, blocco delle transazioni economiche, chiusura dello spazio aereo, sostegni militari ed economici.
“A Kiev è scattato il coprifuoco e proseguirà fino a lunedì alle 8. Ogni persona in strada sarà considerata un nemico su cui sparare” leggiamo queste frasi tra le storie Instagram di Valerio Nicolosi, reporter italiano, ora presente in Ucraina per denunciare ciò che sta succedendo. In una delle sue dirette ha comunicato: “Siamo stati evacuati e con noi nel rifugio ci sono tanti bambini, anche 8 neonati, il più grande ha poco più di un mese”.
E mentre vengono lanciati dagli aerei giocattoli-bomba, torna alla mente il poeta romano Trilussa, che nel 1914 scriveva: “Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti, de la gente che se scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s’ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d’una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro. Chè quer covo d’assassini che c’insanguina la terra sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le Borse”.

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Rincuora vedere le piazze europee riempirsi per la pace: a Berlino mezzo milione di persone sono scese alla Porta di Brandeburgo. Vorremmo che il mondo intero improvvisamente deponesse le armi, folgorato dall’idea di interrompere la follia della guerra.

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