La triste storia di Beatrice Cubello: l’eroina medievale dimenticata del Castello di Quirra

Cresciuta in un’epoca in cui le alleanze politiche venivano sancite con i matrimoni, il destino di Beatrice venne segnato dopo la sanguinosa battaglia di Sanluri del 1410. Il padre, sconfitto dai catalano-aragonesi guidati da Berengario Carroz, fu costretto a concedere la mano della figlia in sposa al vincitore. Ecco la sua triste storia...
Sulla cima scoscesa del Monte Cudias, tra il Sarrabus e l’Ogliastra, si ergono ancora oggi le rovine silenziose del Castello di Quirra. Intorno a queste pietre antiche aleggia la memoria di Beatrice Cubello, una giovane donna la cui storia si dissolve tra le maglie della storia ufficiale e il respiro delle leggende popolari.
Beatrice era figlia di Leonardo Cubello, marchese di Oristano, e di Donna Quirica Deiana. Cresciuta in un’epoca in cui le alleanze politiche venivano sancite spesso con i matrimoni, il destino di Beatrice venne tragicamente segnato dopo la sanguinosa battaglia di Sanluri, nel 1410. Il padre, sconfitto dai catalano-aragonesi guidati da Berengario Carroz, fu costretto a concedere la mano della figlia in sposa al vincitore, come parte degli accordi per una tregua che gli permettesse di conservare il suo titolo e ottenere una cospicua somma di denaro.
Condotta al Castello di Quirra, Beatrice visse i suoi ultimi giorni in un isolamento crudele. Poco tempo dopo le nozze, infatti, la giovane precipitò dalle alte mura della fortezza, trovando una morte tanto misteriosa quanto tragica. Da quel momento, la sua figura iniziò a svanire nei documenti ufficiali: il suo nome venne ridotto a una semplice “B.”, facilmente confusa con quello della sorella Benedetta. Una dimenticanza casuale o forse un deliberato tentativo, voluto dallo stesso padre, di cancellarla dalla memoria per nascondere il disonore?
Secondo la tradizione, ripresa nel XIX secolo da Carboni nel romanzo Leonardo Alagon (1872), Beatrice non trovò una morte accidentale. Sarebbe stato proprio suo marito, Berengario Carroz, ad accusarla ingiustamente di tradimento per potersi liberare di lei e sposare donna Eleonora Manrique, parente del re di Spagna. Un’unione che gli avrebbe garantito una dote più ricca e, soprattutto, un maggiore prestigio politico. In un gesto estremo e disumano, Carroz avrebbe gettato Beatrice e il loro neonato dalle mura del castello, seppellendo per sempre il loro destino nell’oblio.
Oggi il nome di Beatrice Cubello non appare nei manuali di storia sarda. È celato, forse per vergogna, forse per convenienza, dietro un’iniziale muta.
Ma il suo spirito, raccontato sottovoce nei secoli dalle genti della zona, ha resistito al tempo. Beatrice è diventata il simbolo delle vittime innocenti della brama di potere e degli intrighi di corte, la figura pura sacrificata sull’altare della politica.
Le pietre del Castello di Quirra, battute dal vento e dal sole, sembrano ancora custodire il suo lamento. Un eco antico che ricorda come, anche quando la storia cerca di cancellare un’esistenza, la memoria popolare può salvarne l’anima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA