La vicenda del Mostro di Arbus, una delle più sanguinose dell’Isola

Inizia il 2 settembre 1982 una vicenda che sarà ricordata per sempre come una delle più sanguinose dell’Isola
Inizia il 2 settembre 1982 una vicenda che sarà ricordata per sempre come una delle più sanguinose dell’Isola: quella volta si pensò addirittura nientepopodimeno che il Mostro di Firenze si fosse recato in terra sarda, ma tutto alla fine si rivelò, se possibile, più complicato. Sì, perché di mostri, alla fine della fiera, ce n’erano due.
Abbiamo detto che inizia il 2 settembre, anche se di fatto qualcosa si smuove il 4 di settembre: è in questo giorno che un sottufficiale dell’Aeronautica, in passeggiata, nota un camper Volkswagen fermo sul litorale di Arbus, a Piscinas, sul promontorio Su Pistoccu. Il vetro posteriore è rotto. L’uomo chiama, ma non ottiene nessuna risposta. Be’, del resto basta una piccola ispezione per comprendere che la situazione è più grave del previsto: all’interno del mezzo, due corpi senza vita.
Le vittime sono due tedeschi, Siegfried Heilmann – bancario di 41 anni – e la sua giovane amante Marie Heide Jager, assistente sociale 25enne. Entrambi sembrano stati uccisi a colpi d’arma da fuoco, su di lei c’è stata anche violenza sessuale. È il medico legale a far risalire la morte a causa di un fucile a canne mozze a 36 ore prima… appunto, al 2 settembre. A quanto pare, il misterioso killer aveva dato un primo colpo – con il quale aveva ucciso l’uomo – da fuori, poi era entrato dentro, aveva violentato la donna e poi l’aveva uccisa con un colpo alla nuca.
Il caso finisce su tutte le tivù italiane e tedesche ed è questo il momento in cui il nome del Mostro di Firenze viene fuori, vengono poi vagliate tutte le piste che, una dopo l’altra, cadono nel corso del tempo. Gli anni passano senza che per i due tedeschi ci sia nessun colpevole, ma arriva presto il 1992: un pastore di Arbus, Sergio Curreli, viene arrestato: nel suo ovile, armi e droga. Si cerca, nella fattispecie, una banda. È il suo tenore di vita a dare nell’occhio ed è da un pochino che viene controllato a vista. Gira con auto costose, lasciando però la moglie e le figlie nella povertà più assoluta. Insomma, alla fine viene acciuffato ma il suo nome ancora non si accosta al caso barbaro del promontorio Su Pistoccu. La moglie alla fine, stanca dei continui maltrattamenti – erano più volte intervenuti gli assistenti sociali –, canta e viene fuori un’immagine terrificante: Curreli non solo fa parte della banda che le forze dell’ordine cercano – all’interno, anche un poliziotto –, ma ne è il capo. E non solo: è lui il responsabile della morte dei due tedeschi, parola di Daniela Muntoni. A quanto pare, questa la versione data dalla donna, Curreli li aveva uccisi perché avevano investito la sua cagnolina e non si erano scusati. Era necessario che l’uomo confessasse, e alla fine lo fa: vengono fuori rapine, attentati e altri fatti criminosi, oltre che tre omicidi, di cui uno su commissione.
E i tedeschi? All’inizio, nega, poi dice tutto. I giornali fanno razzia delle info, ci riempiono le pagine. Presto però alcune incongruenze fanno dubitare: lui parla di due colpi, mentre un esperto parla di uno, in più dice di aver usato un fucile calibro 20 quando il perito è certo che l’arma fosse una calibro 16. La donna? Dice che fosse bionda, ma era errato: aveva un caschetto nero. Non si capisce perché, ma sembra quasi una costruzione ad arte, un qualcosa di inventato.
Addirittura poi nuovamente nega tutto, rimangiandosi le parole. Ma il Giudice per le udienze preliminari ritiene le accuse corrette e Curreli – insieme ad altre 12 persone – deve rispondere di fronte al Collegio d’Assise di tutta una serie di fatti criminosi. Gli avvocati quasi riescono a togliergli il fardello dalle spalle, facendo leva appunto sulle incongruenze, ma un nuovo perito smentisce il primo: no, non era calibro 16 – dice –, ma proprio 20. Quindi Curreli non ha scampo. Viene anche detto che i colpi in effetti erano due. Non c’è altra via d’uscita, il Mostro di Arbus è inguaiato. Lui e gli altri 12 vengono riconosciuti colpevoli di tutti i reati: Curreli è condannato all’ergastolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA