Villaggio-Santuario di Romanzesu: uno dei più preziosi e affascinanti lasciti della civiltà nuragica

Un incontaminato paesaggio di sugherete e affioramenti granitici nel cuore della Sardegna, ai confini settentrionali della Barbagia, custodisce un affascinante lascito della civiltà nuragica, un grande complesso abitativo e culturale.
A Bitti, immerso nella natura, tra affioramenti granitici e la macchia mediterranea, è presente un prezioso sito archeologico appartenuto alla civiltà nuragica. Questo è il Villaggio-Santuario di Romanzesu, caratterizzato da tecniche architettoniche ricchissime e molto importanti che riguardano sia gli edifici sacri che quelli ad uso abitativo. Il materiale utilizzato per la costruzione delle strutture è principalmente il granito, materiale ricavabile facilmente dagli affioramenti granitici che circondavano l’area in questione.

Foto Museo Archeologico Viddalba
Dagli anni ’80 ad oggi, il sito è stato interessato da otto campagne di scavo che hanno messo in luce diversi ettari di superficie archeologica. L’impianto dell’abitato nuragico è probabilmente datato al XIV-XIII sec. a.C., mentre il suo mutamento in Villaggio-Santuario è da far cadere tra il XIII e il XII sec. a.C.
Infine, il sito venne apparentemente abbandonato agli inizi del VII sec. a.C.
Il fulcro del Villaggio-Santuario di Romanzesu si trova nell’area in cui sorge un tempio a pozzo, il quale è connesso all’“anfiteatro” da un canalone che permetteva lo scorrere delle acque dalla sorgente fino all’ambiente adiacente. L’ “anfiteatro”, composto da sei tribune a gradoni, si presenta come una vasca circolare che aveva la funzione di raccogliere l’acqua della sorgente. All’interno di questo ambiente con molta probabilità venivano svolti i riti cerimoniali connessi al culto delle acque. Fonte Museo Archeologico Viddalba.

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