Giorgio Sisini, il sardo che creò la più celebre rivista di enigmistica e il termine “parole crociate”

Fu di un giovane ingegnere sardo l'idea di dedicare una rivista all'enigmistica, ma non solo: Sisini ideò anche la locuzione "parole crociate". Il primo numero della Settimana Enigmistica uscì il 23 gennaio 1932, e ancora è regina indiscussa nella stampa del settore
Giorgio Sisini non aveva ancora compiuto trent’anni, quando decise di importare in Italia quel passatempo che da anni tiene allenata la mente di tutti gli italiani anche nel tempo libero: il cruciverba.
Famiglia sarda, di Sorso, di possidenti terrieri, a 28 anni Giorgio decide di lasciare tutto per sedurre la bellissima Ida, viennese che vive a Milano dove lui si trasferisce per conquistarla. Suo padre, pioniere della meccanizzazione agricola della Sardegna, sospetta che il primogenito voglia anche sottrarsi ad un passaggio generazionale già deciso e per pronta risposta gli taglia i viveri lasciandolo senza un soldo.
Sarà quella rivista austriaca che Ida ha sempre in mano, 𝐃𝐚𝐬 𝐑𝐚̈𝐭𝐬𝐞𝐥 (l’enigma), a dare a Giorgio Sisini l’idea per guadagnare, mentre le sorelle di nascosto dal padre gli mandano i soldi per avere di che vivere.
Nasce così 𝐋𝐚 𝐒𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐄𝐧𝐢𝐠𝐦𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚, in un bilocale in affitto dove la coppia è andata a vivere. Padre della locuzione “parole crociate”, Giorgio si occupa di tutto, dai contenuti alla distribuzione. Il primo numero esce il 23 Gennaio 1932, data palindroma (23-1-32). Sulla copertina (foto) l’attrice messicana Lupe Vélez ottenuta sagomando le caselle nere del cruciverba e la cui vita tormentata si spegnerà a soli 36 anni. Dei suoi innumerevoli flirts, uno solo sarà il suo grande amore e unico marito: Johann Peter Weißmüller, uno dei più premiati nuotatori della storia prima di diventare attore ed entrare nell’immaginario collettivo come il Tarzan cinematografico della nostra infanzia.

La copertina del primo numero de La Settimana Enigmistica
Ritmata da un’uscita settimanale mai interrotta (saranno posticipati di poche settimane i soli numeri 607 e 694 usciti nel 1943 e 1945), la rivista segnerà il costume italiano contribuendo a ridurre l’analfabetismo del 20% nel 1930. La formula vincente dei Sisini, oggi guidati dal nipote del fondatore, sarà un format pressoché immutato a partire dalla riconoscibilissima copertina dove alterneranno volti femminili (numeri dispari) e maschili (numeri pari), con la sola eccezione di Aldo, Giovanni e Giacomo, testimonials usciti tre settimane di seguito.
“Il confronto”, “Aguzzate la vista”, la “Susi” o le “Parole Crociate Senza Schema” attraverseranno le generazioni insieme agli autori. Primo fra tutti Piero Bartezzaghi considerato il maggior enigmista del Novecento italiano e la cui eredità è stata raccolta dal figlio Alessandro. La cifra di famiglia sarà invece una riservatezza maniacale. La redazione è da tempo immemorabile al 10 di piazza Cinque Giornate a Milano, ma sul citofono non c’è scritto niente. Non concedono interviste e non si fanno fotografare.
Forse perché l’azienda con 50 milioni € di fatturato guadagna tanto da non aver mai ceduto alle lusinghe delle inserzioni pubblicitarie, nonostante le offerte da capogiro.

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