Non si firma solo come “una madre distrutta”, ma come Simona Campus, madre di Marco Mameli, il ragazzo brutalmente ucciso con una coltellata al cuore durante i festeggiamenti di Carnevale a Bari Sardo, in Ogliastra. Un delitto ancora avvolto dal silenzio, senza un colpevole, ma con una verità che — come scrive lei stessa — troppi conoscono e nessuno ha ancora avuto il coraggio di raccontare. “Oggi scrivo a voi, madri come me, ma non vi chiedo pietà. Vi chiedo solo di aiutarmi a conoscere la Verità.”
È un appello che brucia di dolore e verità, quello lanciato da Simona poche ore fa sui social. Un messaggio diretto, crudo, senza filtri, rivolto alle madri dei ragazzi presenti quella notte. Perché, come ribadisce lei stessa, Marco non è morto nel silenzio: tanti erano lì, tanti hanno visto, tanti sanno. Ma nessuno parla.
La voce di Simona è quella di una madre devastata, che ogni sera aspetta invano i passi e i fischi di suo figlio. Un vuoto quotidiano che non si colma, un’immagine di Marco riverso a terra che continua ad accompagnarla in ogni istante. E soprattutto, una domanda che la lacera da mesi: perché? Chi? Nessuna risposta, nessun nome. Solo un vigliacco silenzio che protegge l’assassino. “Io non voglio vendetta, ma chiedo solo giustizia. Chiedo verità.” Simona si rivolge così alle altre madri, quelle che ancora possono abbracciare i loro figli: “I vostri figli erano lì. Hanno visto. Sanno. Ma stanno zitti. E voi madri? Anche voi fate finta di niente?”
Il suo appello è potente perché non è solo personale: è una chiamata alla responsabilità collettiva. Chiede alle madri di interrogare i propri figli, di guardarli negli occhi, di avere il coraggio di affrontare ciò che sanno e ciò che tacciono. Non si può fingere che nulla sia successo solo perché “i propri figli stanno bene”. Perché una madre, Simona, suo figlio non può più abbracciarlo. Può solo trovarlo al cimitero. “La mia casa è stata distrutta. E se fosse capitato a voi? Cosa avreste chiesto al mondo?”
Parole dure, ma necessarie. Che scuotono le coscienze. Perché — come scrive Simona — la violenza non può diventare normalità, e il silenzio non può essere la risposta. Il suo invito è chiaro: “Non siate madri complici. Siate madri giuste. Se non lo fate per me o per Marco, fatelo per voi stesse. Aiutate i vostri figli a trovare il coraggio di rompere questo silenzio.”
Marco Mameli oggi non può più parlare. Ma sua madre, Simona Campus, continuerà a farlo, a voce alta, finché la verità non verrà fuori.
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