Il business dopo il Coronavirus. C’è chi ci crede e resiste: la storia dell’imprenditore tortoliese Giovanni Ladu e del suo Tabernabè
Dopo un passato da fotografo di moda e giramondo, ha deciso di tornare alla sua città natale, aprendo, nel cuore di Tortolì, una nuova struttura ricettiva, che ha visto la luce il mese scorso. La sua storia.
C’è sempre voluto coraggio per buttarsi in una nuova attività ma in questi ultimi due anni – costellati da concetti ancora tutti da metabolizzare come pandemia e restrizioni – tirare su da zero una nuova realtà lavorativa è divenuta una prerogativa da “only the brave”.
La notizia, quindi, è che mentre la Sardegna si riaffaccia, timidamente, a una sorta di normalità, ci sono giovani che sognano ancora. Che si mettono in gioco ancora. Che mettono competenze e talenti al servizio del proprio territorio d’origine.
È il caso del 44enne tortoliese Giovanni Ladu. Dopo un passato da fotografo di moda e giramondo, ha deciso di tornare alla sua città natale, aprendo anni fa, nel cuore di Tortolì, una locanda. L’esperienza a contatto con il pubblico, unita a quella maturata come direttore d’albergo in alcuni importanti hotel dell’Isola, lo hanno poi portato a sognare, progettare e costruire una nuova struttura ricettiva, che ha visto la luce il mese scorso.
Tabernabè, questo è il nome del boutique hotel sorto nel centro storico della cittadina ogliastrina, è la scommessa che Giovanni ha deciso di fare nella sua Ogliastra. E sembra che quest’apertura, parallela a quella di altri locali gestiti da giovani e giovanissimi, abbia tutti i presupposti per essere emblema di rinascita per la nostra zona, un vero e proprio segnale di speranza.
«Aprire una nuova attività è sempre una grande sfida, farlo in un periodo come quello che stiamo attraversando, per ovvie ragioni, lo è ancora di più – spiega Ladu – Eppure, e sono certo che la pensino come me gli imprenditori che quest’anno hanno dato vita ad altre idee e progetti, credo che forse sia paradossalmente il momento più giusto per osare, per essere temerari. I rischi sono tanti, le preoccupazioni non mancano, ma penso che realizzare un sogno, vederlo crescere e maturare nella propria terra natale sia una grande soddisfazione per noi e un segnale di fiducia nei confronti del futuro per tutti».
Per capire quanto questo progetto sia stato cullato nella mente e realizzato con cura nella pratica, è sufficiente un giro per la struttura: dalla piccola pizzeria gourmet del piano terra alla terrazza lounge che abbraccia i tetti della città, passando per le stanze dell’hotel, ovunque si respira un’atmosfera calda e accogliente, uno spiccato gusto e una grandissima personalità. Ogni stanza ha un suo stile, ogni angolo una sua storia: «Ho dedicato molto tempo alla scelta dei materiali e alla cura dei dettagli: volevo che si percepissero eleganza e originalità. Abbiamo lavorato molto sul design e sulla volontà di riproporre l’arte sarda più ancestrale in chiave moderna. Anche la scelta del simbolo di Tabernabè è un tributo alla Sardegna e all’Ogliastra in particolare: le due figure antropomorfe, una maschile e una femminile, sono, infatti, i petroglifi del Lido di Orrì».
Un albergo diverso, dove l’accoglienza la si fa a 360 gradi e dove si aprono le porte anche ai clienti esterni, nella terrazza e nella pizzeria. Del resto, oggi più che mai abbiamo bisogno di incontrarci di nuovo, di scambiare opinioni, di condividere bellezza. Giovanni ha portato dentro Tabernabè tanti ricordi e intuizioni raccolti nei suoi viaggi per il mondo e l’attenzione per i dettagli che solo un fotografo può avere. Sarebbe bello che la terrazza che si affaccia sulla nostra cittadina diventasse un punto di ritrovo per gli ogliastrini, che si animasse specialmente grazie ai giovani, e che crescesse e cambiasse nel tempo, come una creatura viva e in continuo mutamento, come un grande casellario di esperienze, di idee e di confronti dal sapore cosmopolita. «Cosa rappresenta, del resto, un albergo, se non un microcosmo, crocevia di viaggiatori e storie da raccontare e ascoltare?» conclude Ladu.
Sarà difficile? Certo. Ma si dice che chi si mette in gioco abbia una marcia in più. Si dice anche che più una strada pare impervia, più si rivelerà quella giusta. Ah, si dice anche che la paura – intesa come l’eccessivo timore di accettare le sfide della vita – sia nemica delle battaglie vinte. Quindi, alla luce di tutto questo, c’è da ben sperare. Per il nostro #imprenditoredelmese Giovanni Ladu e per il territorio ogliastrino.
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