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Lo sapevate? Quando è nata Gairo Taquisara?
Amministrativamente parlando, Gairo Taquisara è la frazione montana di Gairo Sant’Elena. Sapete quando è nata?
Gairo Taquisara, il borgo incantato a 780 metri d’altezza: storia di una rinascita tra ferrovia e alluvione
Quando e come è nata Gairo Taquisara? Questa frazione montana, amministrativamente parlando parte integrante di Gairo Sant’Elena, rappresenta un affascinante capitolo della storia ogliastrina, un esempio di resilienza e ingegneria.
Oggi, Gairo Taquisara è situata su un ridente pianoro, costituito dal fondo della valle, attraversato dall’omonimo fiume che scorre in direzione del mare. Il borgo incantato si trova a 780 metri sopra il livello del mare ed è protetto a nord e a sud dalle imponenti e irte falesie calcaree, un contesto naturale di straordinaria bellezza. Attualmente conta circa 200 abitanti, una cifra che testimonia un calo demografico significativo rispetto ai circa 450 residenti registrati nei primi anni Settanta, ma l’amore per questo luogo da parte dei suoi abitanti resta immutato.
La storia della sua costruzione ha radici in un evento drammatico. Il borgo fu costruito a partire dal 1928, nella località originariamente denominata Genn’e Ua, un nome presto sostituito, in riferimento al vicino Taccu Isàra, da cui deriva l’attuale denominazione di Taquisara. L’insediamento dei primi abitanti avvenne in prospicenza della stazione ferroviaria complementare della Sardegna, una infrastruttura vitale. Questa ferrovia, con il suo scartamento ridotto, collegava Cagliari ad Arbatax, inerpicandosi inevitabilmente tra le gole e le montagne dell’Ogliastra e della Barbagia.
La stazione fu costruita a fine Ottocento e venne inizialmente denominata “Gairo Taquisara”, con un riferimento al vicino toponimo di Osini, denominazione poi modificata in quella che conosciamo oggi. Forse la denominazione originaria del luogo, Genn’e Ua, non era ritenuta sufficientemente appropriata da ingegneri e dirigenti delle ferrovie, che optarono per il toponimo del Taccu Isàra. Tuttavia, per il primo decennio dalla sua costruzione, la nascente frazione assunse un nome ben diverso e legato al regime, “Gairo Littorio”, in omaggio al duce. La Stazione veniva anche chiamata “Gairo Scalo”, poiché fungeva da capolinea per la diramazione in direzione Jerzu, oggi dismessa e riconvertita nell’interessante spazio culturale della “Stazione dell’Arte”, che espone le opere dell’artista Maria Lai.
È in quegli anni che vennero costruiti 55 alloggi destinati alle famiglie che nel novembre del 1927 furono travolte dalla devastante alluvione, che aveva danneggiato irreversibilmente il quartiere “Gerruttu” di Gairo Sant’Elena. La scelta di questa località non fu casuale, ma dettata dalla preesistente presenza di importanti strutture per la produzione di mattoni, tegole e calce viva, ma anche di ghiaia e pietrame, materiali che potevano velocemente giungere con treni appositi. Questi fattori convinsero le autorità delegate a optare per questa zona per la costruzione di nuove case che potessero ospitare gli evacuati.
La stazione ferroviaria di Gairo Taquisara conobbe un periodo di intensa attività sino a tutto il dopoguerra. Furono infatti significative le quantità di minerali, carbone e traversine che, provenienti dai territori circostanti, vi vennero portati con carri a buoi e muli, per essere poi trasferiti al porto di Arbatax. Con la fine del fascismo e l’abbandono di ogni suo ricordo, si giunse al ripristino del nome originario, Gairo Taquisara, che ancora oggi identifica questo storico e suggestivo insediamento montano.