“Napoli non deve essere come Venezia o Firenze”, delegati Unesco a Napoli per parlare di degrado e turistificazione
Un summit internazionale Unesco per parlare della tutela dei patrimoni materiali e immateriali. Ecco l’occasione che si attendeva per puntare l’attenzione sul centro storico di Napoli, luogo particolarmente fragile e a rischio, tra problemi di incuria, sperpero di fondi, gentrificazione e impoverimento dell’identità culturale
Si è conclusa da qualche giorno la conferenza mondiale dell’Unesco a Napoli i cui fari sono stati puntati sul Centro Storico della città, dichiarato nel 1995 Patrimonio mondiale dell’Umanità. Obiettivo dell’incontro, i cui risultati e programmi di intervento sono stati sintetizzati in un documento chiamato “Lo spirito di Napoli”, è stato quello di mettere a punto delle idee e strategie di azione per salvaguardare il patrimonio.
Obiettivo alquanto cruciale nel caso specifico della nostra città, viste le criticità e fragilità del centro storico messe al centro delle analisi. Lo stato dei monumenti, i fondi non utilizzati o utilizzati male, il degrado, i beni culturali chiusi, e poi soprattutto la “turistificazione” selvaggia e la conseguente gentrificazione.
A passeggio per i Decumani, i delegati hanno potuto osservare con i propri occhi quanto il nostro centro storico sia custode di preziosi beni culturali e storici, e al contempo quanta scarsa tutela viene messa in campo dalle amministrazioni. Su questo punto delicato, si è svolto un incontro tra il direttore Unesco per il Patrimonio Mondiale Lazare Eloundou Assomo e le associazioni cittadine che denunciano le criticità del centro storico.
Sull’emergenza gentrificazione, Assome ha riconosciuto che si tratta di timori fondati e che “Napoli non dovrà diventare come Venezia o Firenze”, con un centro storico che diviene zona da sfruttare per i vari business legati al turismo, perdendo i connotati storici e la propria identità.
Le associazioni hanno inoltre lamentato l’attuale degrado in cui versa il centro storico Unesco, le occasioni mancata, lo sperpero di denaro della Comunità europea ed i 100 milioni non spesi o spesi male per i monumenti. Tanti i temi messi sul tavolo, dai rischi di una “turistificazione senza regole” allo spopolamento per i prezzi fuori controllo e l’allontanamento degli artigiani di eccellenza in favore di una crescita del “food” come se non esistesse altro al mondo. Intanto sono scese in piazza altre reti di cittadini al suono dello slogan «Anche chi abita la città è patrimonio mondiale dell’Umanità», in riferimento ai rischi della gentrificazione con particolare riferimento all’emergenza case.
I manifestanti hanno rivendicato: «Limitazioni chiare e urgenti alle case vacanza per fermare la bolla speculativa degli affitti turistici; alloggi pubblici per studentesse e studenti, lavoratori/trici e per le fasce più deboli e discriminate della popolazione; stop alla privatizzazione dei beni culturali, delle spiagge e dello spazio pubblico; stop alla precarietà e al lavoro nero nei settori culturali e turistici; tutela delle piccole attivita’ artigianali, delle librerie, delle economie di prossimità agli/alle abitanti».
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