La Napoli sotterranea dimenticata: gli eremiti nascosti nelle grotte della città

Al di sotto della Napoli caotica e solare si cela un mondo sconosciuto: un tempo, tra caverne e antiche cave di tufo, monaci ed eremiti vivevano in isolamento
Napoli è una città dalle mille sfaccettature, ma ci sono storie che restano sepolte sotto il peso dei secoli. Tra queste, una delle più affascinanti riguarda la presenza di antichi eremiti che, nei secoli passati, scelsero il sottosuolo partenopeo per condurre una vita di isolamento e meditazione. Se le catacombe e la Napoli Sotterranea sono ormai note al grande pubblico, pochi sanno che esistono ancora oggi cavità nascoste che custodiscono i segreti di un passato dimenticato.
Tra le aree più suggestive di questa Napoli ignota c’è il sottosuolo del Cimitero delle Fontanelle, il grande ossario scavato nel tufo dove si sviluppa una rete di grotte naturali e cunicoli. Secondo alcuni studi e testimonianze, durante il Medioevo questi anfratti furono utilizzati da eremiti e monaci che cercavano un rifugio lontano dal caos cittadino. L’isolamento in queste grotte non era casuale: la roccia tufacea garantiva protezione e una temperatura costante, mentre la vicinanza alla città permetteva di ottenere cibo e risorse con il minimo contatto con il mondo esterno.
Non meno affascinante è la rete di caverne che si sviluppa sotto Posillipo, un’area oggi nota per la sua bellezza panoramica ma che, nei secoli scorsi, era attraversata da una fitta rete di tunnel e cisterne. Qui, tra cavità modellate dall’uomo e grotte naturali, si ritiene che alcuni ordini monastici abbiano stabilito le loro celle eremitiche. Tracce di questo passato si trovano ancora oggi nelle cripte e negli anfratti scavati nella roccia, spesso nascosti da edifici moderni.
Ma perché questi luoghi restano ancora oggi così poco conosciuti? Parte della risposta sta nella difficoltà di accesso e nella mancanza di studi approfonditi. A differenza delle più celebri catacombe cristiane, questi insediamenti non hanno avuto una continuità storica che li rendesse parte del patrimonio culturale visibile della città. Eppure, ogni tanto emergono indizi che riaccendono la curiosità: vecchie mappe, iscrizioni dimenticate e racconti popolari che parlano di una Napoli sotterranea abitata da uomini di fede, intenti a pregare tra le viscere della terra.
Riscoprire queste storie significa restituire alla città una parte della sua identità più nascosta. E forse, tra le ombre delle grotte, si cela ancora un pezzo di quel legame millenario tra Napoli e il sacro, tra l’uomo e il mistero del sottosuolo.

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