Lo sapevate? A Benevento c’era un albero sacro abbattuto per sradicare riti pagani
La leggenda del Noce di Benevento affonda le radici in un tempo in cui mito e storia si intrecciavano. Questo albero, considerato sacro e al centro di rituali pagani, è stato associato per secoli a streghe e magie, in particolare
La leggenda del Noce di Benevento affonda le radici in un tempo in cui mito e storia si intrecciavano. Questo albero, considerato sacro e al centro di rituali pagani, è stato associato per secoli a streghe e magie, in particolare alle janare, donne dedite a rituali ancestrali e figure ambivalenti della tradizione beneventana. Secondo numerose fonti storiche, infatti, il Noce di Benevento era il luogo in cui le janare si radunavano per celebrare riti pagani e invocazioni in onore della dea Diana, la divinità della caccia, protettrice delle donne e delle foreste.
Già dal periodo tardo-antico si documentano i primi tentativi di sradicare questi culti da parte della Chiesa cristiana. Tra i documenti più significativi, c’è la testimonianza di San Barbato, vescovo di Benevento nel VII secolo, che fu tra i primi a denunciare le pratiche pagane legate al Noce. San Barbato ordinò l’abbattimento dell’albero per porre fine a questi rituali, ma la memoria del Noce sopravvisse per secoli, alimentando racconti di magia e superstizione. Il gesto del vescovo rappresentava il tentativo della Chiesa di cristianizzare la popolazione e di soffocare le antiche tradizioni che richiamavano alle origini celtiche e longobarde della città, evidenti anche nel nome Benevento, “Buon Evento”, che andò a sostituire l’originario “Maleventum”.
D’altronde il legame tra le janare e le Dianare, seguaci di Diana, non è solo storico ma anche etimologico. L’etimologia di “janara” richiama sia il latino “ianua” (porta), evocando l’idea di un passaggio verso mondi occulti, sia il nome della dea Diana. Queste donne, considerate streghe dalla tradizione cristiana, praticavano in realtà riti di guarigione e magie protettive, agendo come intermediarie tra il mondo visibile e quello invisibile. Come le Dianare romane, erano custodi di una sapienza antica che si esprimeva attraverso formule, amuleti e incantesimi. La demonizzazione di queste figure è un’onta di cui il potere religioso si è reso colpevole: l’idea che vi fossero culti estranei al cristianesimo, per di più officiati e custoditi da donne (che il più delle donne vivevano in autonomia ai margini delle convenzioni sociali dell’epoca), appariva agli occhi della Chiesa come un vero e proprio pericolo. In realtà il valore antropologico, sapienziale e simbolico che quei riti e quelle donne portavano con sé, era anche espressione di un potere femminile che è stato sempre ostacolato e represso, spesso brutalmente, nel corso della storia.
A Benevento oggi esiste un luogo dedicato alla memoria delle janare e alla loro cultura: Janua, il Museo delle Streghe. In questo spazio espositivo si possono scoprire reperti, storie e leggende legate alla tradizione delle “streghe beneventane”, restituendo dignità culturale a queste figure ormai mitiche.
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