Palazzo Ruffo di Castelcicala, ecco dove fu girato “Così parlò Bellavista”, luogo del cuore della Napoli del professore
I film di Luciano De Crescenzo hanno raccontato con una ineguagliata poesia il carattere e l’anima dei napoletani. Pellicole indimenticabili con scene e dialoghi che sono diventate patrimonio della memoria di noi tutti. Qui vi sveliamo qual è il palazzo in cui molti momenti topici dei suoi film si svolgono.
Insieme ai grandi del teatro e della cultura napoletana come Totò, De Filippo e Troisi, un posto d’onore spetta sicuramente anche al bravissimo Luciano De Crescenzo, regista e sceneggiatore napoletano scomparso nel 2019. De Crescenzo era notoriamente un ingegnere insofferente ai ragionamenti troppo matematici e con l’anima del filosofo. Ha scritto film indimenticabili a cui tantissimi napoletani sono legati: “Il mistero di Bellavista” e “Così parlò Bellavista”.
Molte delle scene di questi film sono ambientate negli ambienti di un bel palazzo d’epoca. Siete curiosi di scoprire quale? È palazzo Ruffo di Caselcicala, situato al n. 106 di via Foria, una via storica di Napoli puntellata da entrambi i lati da belli e imponenti edifici ottocenteschi.
Il nome via Foria deriva probabilmente da Forino, cognome dei principi che nel XVII secolo vi costruiscono una villa. Il secolo dopo, nel 1768, la strada, considerata poco decorosa, fu oggetto di una riqualificazione urbana con l’allargamento dell’asse viario. Via Foria ospita il meraviglioso Orto Botanico, che viene istituito nel 1807 con decreto di Giuseppe Bonaparte con il nome di “Real Giardino delle Piante”.
Ma torniamo al nostro bel palazzo: lo stabile fu costruito nella prima metà del XVII secolo dal duca di Telese. Attorno al 1720 venne comprato e rifatto da Carlo Caracciolo, duca di Belcastro, (1662-1742). Alla sua morte nel 1743 venne acquistato dai Ruffo, principi di Castelcicala, i quali possedevano un altro splendido palazzo nel Rione Sanità. I Ruffo apportarono ampie e continue modifiche all’edificio sia nel corso del XVIII secolo che del secolo successivo, mantenendone la proprietà fino al 1896, anno nel quale Albina Ruffo di Castelcicala (ultima esponente della famiglia) lo portò in dote al marito Diego De Gregorio Cattaneo, principe di Sant’Elia. Il palazzo si presenta con un’ampia facciata di stile neoclassico a quattro piani con due portali in piperno identici per dimensioni e disegno, caratterizzata dall’assenza di particolari elementi stilistici.
Il bianco dell’intonaco contrasta con il grigio degli elementi in pietra del livello inferiore, delle semplici incorniciature delle finestre e del cornicione sostenuto da mensole. All’interno sono presenti due cortili, chiusi sul fondo da altrettante scale aperte, sulle quali è poggiato lo stemma dei Ruffo del ramo di Castelcicala, sormontato da un mezzo cavallo rampante, che contiene il bellissimo motto di famiglia: nunquam retrorsum, che significa, giammai indietreggiare.
Il secondo cortile, dove vennero ambientati i film di Bellavista, presenta sul lato principale una doppia rampa di scale aperta con tre finestroni a tutto sesto disposti su ognuno dei tre piani. Il primo cortile invece presenta un finestrone squadrato di dimensioni più grandi per ogni piano.
Sulla destra del secondo cortile è presente un antico e bellissimo pozzale in piperno. Se vi trovate a passare per la rumorosa e caotica via Foria, fatevi un giro nei cortili di questo antico edificio.
Con uno sforzo di immaginazione, potrete forse risentire le voci del portiere e del professor Bellavista, o magari rivedere l’ingegner Cazzaniga e il professore che aspettano in cortile l’ascensore nel quale poi rimarranno bloccati un po’ di tempo, in una delle scene chiave del bellissimo e indimenticabile film che ha raccontato così magistralmente tanti aspetti dell’anima dei napoletani.
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