La villa più bella dell’età classica? Attraversiamo la Grotta di Seiano e scopriamo una meraviglia
Il Pausilypon è la villa imperiale più importante di tutta l’area. Oggi facente parte dell’omonima area archeologica, è uno dei siti più suggestivi da visitare, anche perché si affaccia sulle acque magiche di questa zona di Golfo, un panorama unico al mondo. Vi si accede attraverso la Grotta di Seiano.
Lucio Elio Seiano era un prefetto dell’imperatore Tiberio e a lui è intitolata la spettacolare grotta realizzata intorno al I secolo d.C. Luogo fortemente evocativo, è stato per moltissimo tempo chiuso al pubblico ed è stata ristrutturata negli anni ’40 del XIX secolo dai Borbone.
La galleria, interamente scavata nel tufo, attraversa la collina di Posillipo con un traforo di circa 800 metri, congiungendo l’area di Bagnoli e dei Campi Flegrei con il panoramico vallone della Gaiola. Il percorso è reso suggestivo dalla monumentalità della cavità e dal contrasto tra la penombra e la luce che si irradia dai cunicoli laterali posti a strapiombo sulla vista mozzafiato della baia di Trentaremi.
Ma è al termine della grotta che, dopo aver attraversato un verde sentiero, si apre dinanzi agli occhi la meraviglia: ci si ritrova nel pieno dell’area archeologica del Pausilypon, che non per caso significa “luogo che fa cessare gli affanni”, dove sorge, o meglio sorgeva, la maestosa villa di Vedio Pollione.
In epoca romana, già dal periodo repubblicano e durante i primi secoli dell’Impero, il comprensorio delle coste napoletane-flegree fu interessato dall’insediamento di numerose ville appartenenti a grandi esponenti pubblici e dell’aristocrazia. Ma chi era, in particolare, questo facoltoso patrizio romano, legato all’imperatore Augusto, proprietario di una delle ville più belle e grandi, unica villa imperiale conosciuta nell’area napoletana? Vedio Pollione era un ricco cavaliere, con il gusto per la bellezza e il lusso.
La sua “dimora” si estendeva per chilometri lungo la costa e godeva di un panorama strepitoso. Erano parte integrante della sontuosa dimora romana anche un odeion, un piccolo teatro coperto destinato ad audizioni di poesia retorica o di musica e un grande teatro costruito sfruttando il pendio naturale della collina, secondo una tecnica tipica dei teatri greci, con una capienza complessiva di duemila posti. La villa, che ha poi dato il nome all’intera area, era al centro della vita mondana e politica.
Frequentata da artisti, poeti e personaggi pubblici, oggi si può soltanto provare a immaginare quanto stupefacente fosse la villa e intanto godere di un luogo che conserva qua e là tracce dell’antico splendore, davanti a un mare blu che fa risaltare il tipico giallo del tufo e il verde della macchia mediterranea.
Ma qual è l’origine del nome “Trentaremi”? Anche questo risale all’epoca dei romani, i quali erano soliti trafficare queste acque per garantirsi l’estrazione della pozzolana, un materiale vulcanico utilizzato per la costruzione degli edifici, e naturalmente del tufo giallo. Un blocco di questi preziosi materiali costava fino a trenta tareni, l’antica moneta di Roma. “Trentaremi” deriverebbe proprio da un’evoluzione di “trenta tareni”.
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