San Giorgio a Cremano: la Casa di Massimo Troisi, un incredibile luogo di memoria tutto da scoprire

A San Giorgio a Cremano, la città di Massimo Troisi, nella piazza a lui intitolata, c’è un bellissimo murale e una scultura a grandezza naturale che lo raffigura vicino a una bicicletta, come appariva nel suo ultimo film “Il postino” del 1994.
A San Giorgio a Cremano, la città di Massimo Troisi, nella piazza a lui intitolata, c’è un bellissimo murale e una scultura a grandezza naturale che lo raffigura vicino a una bicicletta, come appariva nel suo ultimo film “Il postino” del 1994.
È così che la sua città natale volle omaggiarlo nel giorno, il 19 febbraio del 2022, in cui il celebre regista e attore avrebbe compiuto 69 anni. Il rapporto di Massimo Troisi con la cittadina alle pendici del Vesuvio è sempre stato molto stretto.
L’attore e regista spesso sottolineava nelle interviste le sue radici, il legame con la sua città. A San Giorgio, infatti, ha iniziato il suo percorso teatrale presso il Centro Spazio Teatro, tutt’oggi funzionante. Molte scene della smorfia sono nate nel comune vesuviano e diventate famose.
Il rapporto con il piccolo e popoloso comune è rimasto solidissimo in tutti gli anni della sua carriera e anche da morto, Troisi è ricordato quotidianamente, con la piazza a lui dedicata, con vari murales, oltre che con l’annuale Premio Massimo Troisi, che si svolge in una delle più belle ville vesuviane del Miglio d’Oro, Villa Bruno. È qui, inoltre, in questa splendida villa settecentesca che è nata anni fa la Casa di Massimo Troisi.
Un luogo del ricordo, evocativo, suggestivo, pregno di memoria: ritratti sulle pareti che ricordano i momenti di infanzia e quelli di cinema, i copioni originali di alcuni film poggiati su un tavolino, giochi da tavola e libri letti (o forse da leggere) che completano quell’arredo di vimini semplice, ma caldo. Questi sono alcuni dei particolari della Casa di Massimo Troisi, allestita all’interno di Villa Bruno dalla Onlus che porta lo stesso nome.
Tuttavia, come aveva dichiarato Maria Falbo, vicepresidente della onlus, “La casa non vuole essere un museo”, ossia un luogo in cui si commemorano esclusivamente il lavoro e i progetti dell’artista sangiorgese; piuttosto un luogo di vita, in cui si può respirare l’animo dell’attore e capirne i tratti. Infatti, le due stanze che compongono la casa sono interamente arredate con gli oggetti e i mobili della sua casa di Roma.
Curioso scorgere in giro così tanti strumenti musicali, ma se ci si chiede se Massimo suonasse qualcuno di questi strumenti, la riposta è che no, lui li teneva in casa per quando arrivavano gli amici musicisti; lì, tra le chiacchiere e la musica, nascevano le idee!
Nella casa uno degli arredi più significativi è il divano, quello sul quale Massimo Troisi rispondeva alle interviste di Gianni Minà. Sui muri, le locandine dei film e, in libreria, un testo in particolare spicca tra gli altri: Il Postino di Neruda. Ogni volta che lasciava il set di un film, si racconta che “rubasse” un souvenir da portarsi a casa; ed in effetti, un ambiente così denso di colori e di oggetti rispecchia perfettamente la poliedricità di quell’animo tragico e saggiamente comico.

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