Chi c’è dietro il successo del Murale di Maradona? Ecco a voi Bostik. Una storia di passione e fede calcistica

Capo ultras, fondatore delle Teste Matte, storica tifoseria del Napoli. Antonio Esposito ha tanto da raccontare. Da quando nel 1990 volle far realizzare quello che è diventato il murale, se non il più bello, quello più visitato della città. Questa è la sua storia, così è come nasce uno dei posti più visitati di Napoli degli ultimi anni
Il Largo Maradona è diventato un caso. Flussi enormi e continui di turisti da ogni parte del mondo vanno come in pellegrinaggio a visitare il murale di Maradona, tutta la zona si è animata di negozi che vendono souvenir, gadget del Napoli, e tante le pizzerie, le trattorie, piene a ogni ora del giorno. Ma chi c’è dietro questa storia di successo?
Dietro il riscatto dei Quartieri Spagnoli, un tempo zona off limits per turisti e cittadini? C’è un uomo sulla sessantina, chiamato “Bostik”, al secolo Antonio Esposito, capo ultras e fondatore delle “Teste matte” uno dei gruppi più aggressivi e fantasiosi della tifoseria napoletana. Bostik oggi è diventato famoso, viene intervistato, su di lui uscirà a breve anche un documentario, ma che ruolo ha avuto nel successo di questo angolo di città?
Ripercorriamone la storia: dopo il secondo scudetto del Napoli nel 1990, Bostik fece dipingere da Mario Filardi, un artista dei Quartieri, un grande murale raffigurante Maradona sulla facciata di un palazzo in quella che era la piazza della “Sposa”, luogo di spaccio di dorga, oggi ribattezzato Largo Maradona.
Bostik decise di ripulire quell’area, cumulo di rifiuti e degrado, e di dedicarla all’idolo calcistico di un’intera città. Oggi, dopo la morte del calciatore argentino e dipo la vittoria del terzo scudetto, Largo Maradona è divento un luogo simbolo.“La vera tomba di Maradona sta qui ed è grazie a lui” rispondono le persone quando si chiede loro di Antonio Bostik. Ciò che Antonio ha messo in piedi è un vero e proprio luogo di culto calcistico dedicato al “pibe de oro”.
Lì Antonio ha allestito un altarino commemorativo del campione, con magliette, foto, autografi, memorabilia e addirittura un busto di gesso. Una piazza che un tempo era un punto di riferimento per lo spaccio di droga, è oggi illuminata dai flash delle fotografie dei turisti. Un atto di autentica venerazione da parte di Antonio, che è stato capace di dare nuova vita ad uno dei quartieri più complessi di Napoli.
“Qui è un continuo, arrivano da tutto il mondo per salutarci e vedere il murales di Maradona: è qualcosa di magico”, dice Antonio, con espressione calma e soddisfatta. E il rapporto con Diego? “Io l’ho conosciuto quando giocava a Napoli, infatti c’è qui una foto dove ci siamo io e lui al San Paolo nel 1987, proprio l’anno del primo scudetto”, poi aggiunge: “Qui ai Quartieri Spagnoli l’abbiamo incontrato un paio di volte, di notte, quando sapeva di poter essere più libero perchè di giorno era impossibile. Poi abbiamo saputo che è venuto successivamente a vedere il murales però senza scendere dall’auto e non farsi riconoscere. Il nostro affetto per lui è immutato dopo tanti anni e forse anche di più dopo la sua morte”.

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