La lunga storia di Raffaele Viviani e del suo amore per Napoli. Una vita tra poesia e teatro

Drammaturgo, poeta, attore, autore di canzoni, Raffaele Viviani, è stata una delle personalità più influenti della cultura a livello nazionale del secolo scorso. Ha fatto la storia del teatro, raccontando Napoli fin dentro i suoi aspetti più intimi. Ecco la sua lunga storia
Sapete cosa disse Raffele Viviani prima di morire? Dopo 12 ore di silenzio, trovò la forza di chiedere, con un ultimo sforzo e con un tenue filo di voce: “Arapite a’ fenesta, faciteme vede’ Napule..” . Ecco, Viviani amò la sua città visceralmente e ad essa ha lasciato un patrimonio culturale unico che ha segnato la nostra storia. Nacque a Castellammare di Stabia nel 1888.
Fu poeta, commediografo, autore di canzoni e attore teatrale. Il suo vero cognome era in realtà Viviano, e solo quando raggiunse una certa fama lo cambiò in Viviani per motivi artistici. Viviani è stato uno dei maggiori esponenti della drammaturgia napoletana del Novecento.
Ripercorriamone la storia partendo dall’infanzia, che fu abbastanza difficile.
In famiglia veniva chiamato Papiluccio, e iniziò a frequentare le sale teatrali molto giovane, grazie al padre che fondò i Masaniello, dei piccoli teatrini, con Raffaele che gli faceva da assistente. Un evento in particolare ha scaturito l’inizio della carriera di Viviani: una volta, il protagonista e tenore di uno degli spettacoli, Gennaro Trengi, si ammalò; immediatamente proposero di far salire il piccolo Raffaele sul palco. La scelta diede vita ad un successo, tanto da essere definito dalla stampa come un piccolo prodigio. Così, da un’idea partita per gioco, sempre più persone volevano pagare per assistere alle esibizioni del piccolo cantante. Sfortunatamente, con la morte del padre di Viviani nel 1900, il gioco si trasformò in un vero e proprio lavoro duro, necessario a sfamare tutte le bocche della famiglia.
Raffaele fu costretto così, all’età di 12 anni, a prendere in mano le redini della situazione. Dopo qualche anno, riuscì ad essere scritturato dal Teatro Petrella, qui interpretò Scugnizzo e fu un enorme successo, tanto da far nascere la leggenda di Viviani, poiché dimostrò di saper dar voce in modo realistico alla gente comune di Napoli.
Dopo il 1905, Viviani venne scritturato al Teatro Eden, l’unico caffè concerto della città. Fu in questo periodo che nacquero opere come: Prezzetella ‘a capera, ‘O tammurraro, ‘O pezzaiuolo e Pascale d’ ’a cerca, tutti personaggi della vita popolare napoletana. Nel 1916 fondò la compagnia di varietà “Tournée Viviani” e dopo qualche anno una compagnia di teatro incentrata sulla prosa, che chiamò “Compagnia d’arte nuova napoletana”. Aiutato sempre dalla prima attrice e sorella Luisella, la compagnia era stabile al Teatro Umberto di Napoli. L’artista rivoluzionò i canoni classici del teatro perché aggiunse musica, canto e danza agli atti unici. La compagnia teatrale di Viviani ottenne sempre più successo negli anni che precedettero la Prima Guerra Mondiale.
Tra le sue opere ricordiamo le più importanti, come Zingari, Piscature, Circo Sgueglia, Fatto ‘e cronaca, Morte di Carnevale, Guappo ‘e cartone e Padroni di barche. La compagnia diventò nazionale, presente in tutti i teatri d’Italia. Verso gli anni ‘30 la compagnia iniziò però ad avere meno successo: erano gli anni del regime fascista. La scelta di Viviani di rappresentare un teatro sociale, in cui i protagonisti mettevano in scena la realtà della miseria e della drammaticità della vita quotidiana non era vista di buon occhio. Era accusato di portare in scena ciò che in Italia era ritenuto vergognoso a quell’epoca.
Decise di dedicarsi al ruolo di attore, interpretando tanti ruoli diversi, tuttavia la sua fama resta e resterà sempre legata al suo ruolo di autore e commediografo. Napoli oltre ad avergli dedicato un bellissimo parco, ha anche un teatro tra i più importanti della città, un luogo simbolo quale il Teatro Trianon Viviani a Forcella, il teatro della canzone napoletana.

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