Lo sapevate? A inizio Ottocento Napoli era la città più pulita d’Europa

Ma sapete cosa riuscì a fare il regno delle Due Sicilie sotto il comando del re Ferdinando II? Riuscì a rendere Napoli la città più pulita d’Europa! E istituì anche la prima vera raccolta differenziata.
Lo sapevate? A inizio Ottocento Napoli era la città più pulita d’Europa.
Ma sapete cosa riuscì a fare il regno delle Due Sicilie sotto il comando del re Ferdinando II? Riuscì a rendere Napoli la città più pulita d’Europa! E istituì anche la prima vera raccolta differenziata.
Proprio così, in un’epoca in cui le città sovraffollate erano spesso invase dai rifiuti, Partenope riuscì a risolvere brillantemente il problema. Oggi sembra incredibile, soprattutto se consideriamo quello che accadde nei primi anni del Duemila, quando la città sprofondò nell’emergenza dei rifiuti. Un vero e proprio dramma che danneggiò a lungo la reputazione della città.
Ma con il re Ferdinando II la situazione era ben diversa. Sotto il suo comando, il regno delle Due Sicilie raggiunse progressi sorprendenti, sia dal punto di vista economico che commerciale. Pensate solo alla prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici del 1839, costruita dall’ingegnere francese Bayard; alla flotta mercantile più ricca e moderna, con un codice marittimo innovativo; al primo piroscafo a vapore che solcò le acque del Mediterraneo portando il nome di Ferdinando I, e molto altro ancora. Fu davvero una stagione dorata, anche se destinata a beneficiare soprattutto le classi agiate.
Purtroppo, la chiusura verso l’esterno e l’opposizione alle richieste liberali furono una grave pecca che spianò la strada alla conquista di Garibaldi e dei Savoia, e alla successiva creazione dell’Italia unita. Ma almeno si può dire che sotto il re Ferdinando II, Napoli fu la città più pulita d’Europa, un primato che, in tempi moderni, sembra quasi impossibile da raggiungere.
Oh, ma avete mai sentito parlare del provvedimento di Ferdinando II sulla pulizia delle strade? Potrebbe essere stata la sua mossa migliore per il benessere sociale. Questo re, noto anche come “il re bomba”, che soffocò nel sangue i moti del 1848 e rifiutò la corona d’Italia per non tradire il papato, si dedicò con grande efficacia all’amministrazione della sua capitale per mantenerla pulita e scintillante come un gioiello. Era una missione che gli veniva dai suoi antenati e predecessori: Napoli doveva essere allo stesso livello di bellezza e funzionalità di Londra, Parigi e Vienna. E in un certo senso, ci riuscì.
Non fu facile, dato l’elevato numero di abitanti e le vicissitudini storiche e politiche dei secoli passati. Ma la questione dell’igiene pubblica nel Meridione non era del tutto una novità. Già nel 1330, a Palermo, furono emesse alcune ordinanze che vietavano di sporcare i luoghi pubblici, come obbligare i bottegai a mantenere in ordine gli spazi di fronte ai loro negozi. Questo provvedimento fu rispettato a lungo, tanto che persino Goethe rimase sorpreso dal riciclaggio degli alimenti in eccesso che si attuava nel regno borbonico, in particolare tra Napoli e le campagne circostanti, nel corso del suo viaggio in Italia nel Settecento. Non è un caso che già sotto il regno di Ferdinando IV, Napoli fu tra le prime città al mondo a dotarsi di acqua corrente nelle case, grazie ai rifornimenti degli acquedotti della Bolla e del Carmignano, che garantirono un’igiene personale adeguata.
Insomma, a prescindere da cosa si possa pensare di Napoli, l’igiene è stata sempre una priorità. Forse questa è la vera lungimiranza dei sovrani borbonici.
Sapete cosa è successo nel 1830? C’è stata un’epidemia di colera in tutta Europa, importata dalle regioni del Nord. Nonostante la dedizione dei napoletani alla pulizia, purtroppo non è stata sufficiente per evitare il diffondersi del contagio. Ferdinando II, tuttavia, decise di prendere provvedimenti e lo fece attraverso un decreto regio firmato dal prefetto della polizia di Napoli, Gennaro Piscopo, il 3 maggio 1832. Questo prevedeva punizioni detentive e sanzioni pecuniarie per chiunque insozzasse le strade. Veniva stabilito che tutti i proprietari o affittuari di case, negozi, giardini, cortili e posti fissi o volanti erano obbligati a spazzare l’estensione di strada antistante la loro abitazione o bottega. Il lavoro di pulizia doveva essere eseguito ogni mattina prima dell’alba, e le spazzature accumulate dovevano essere accatastate al lato della propria abitazione, confrantumi di cristallo o vetro separati e depositati separatamente in un cumulo apposito.
Ma non è finita qui: il decreto stabiliva che i cittadini dovevano separare anche l’umido da altri materiali come vetro, legno o ferro. In pratica, Ferdinando II aveva inventato la moderna raccolta differenziata! Credeteci o no, è scritto nel Regio Decreto numero 21 dell’epoca. È davvero incredibile se pensiamo alle difficoltà di Napoli oggi nel raggiungere alte percentuali di raccolta differenziata.
Sapevate che nell’Ottocento, quando Napoli aveva solo 350.000 abitanti anziché l’attuale milione, le regole sulla pulizia erano serrate e rispettate con un misto di timore e disciplina? L’immondizia doveva essere raccolta dalle strade durante la mattinata e trasportata fuori città nei siti di destinazione, insieme ai letami degli animali e agli scarti delle fabbriche. Non erano esenti dall’ordinanza né i monasteri né le chiese, e nemmeno i commercianti. Chi vendeva cibo, dalla carne alla verdura, dalla frutta ai maccheroni, doveva attenersi alle regole. Ma non era finita qui: per mantenere il decoro ovunque, era vietato lavare qualsiasi cosa in mezzo alla strada, stendere i panni lungo le strade abitate o gettare le acque di scarico sulla pubblica via. Furono istituite delle apposite aree per le lavandaie, come a Chiaia e al Vomero. Ci sembra impossibile se guardiamo alle immagini contemporanee di Napoli con i panni stesi tra un palazzo e l’altro, che risalgono a un’epoca successiva all’unità d’Italia.
Sapevate che la Napoli di Ferdinando II era completamente diversa da quella di oggi? Lazzari, scugnizzi e cenciosi esistevano sicuramente, ma erano controllati dalla guardia borbonica e si vedevano poco in giro, a differenza dei periodi successivi in cui le briglie erano state allentate. La capitale del Regno delle Due Sicilie sembrava un salotto elegante! Non stupisce che nella centralissima Via Toledo, all’epoca, non si trovasse un foglio di carta per terra, tanto che il grande scrittore americano Hermann Melville, autore di Moby Dick, l’abbia paragonata a Broadway, definendola una delle strade più belle che avesse visto in giro per il mondo.
E, a proposito di differenze rispetto al presente, quando gli eserciti sabaudi entrarono per la prima volta nella reggia di Caserta, non riuscirono a riconoscere l’oggetto del bidet, che a Napoli veniva usato fin dai tempi della regina Maria Carolina. “Oggetto sconosciuto a forma di chitarra” fu la definizione che diedero i soldati piemontesi a questo oggetto tanto diffuso nella Napoli di un tempo.

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