Chiesa di San Giovanni a Carbonara, il tempio gotico più suggestivo di Napoli con una storia lunga sette secoli

Lungo via Carbonara, si erge uno degli edifici religiosi più particolari e affascinati della città. La chiesa di San Giovanni a Carbonara custodisce tesori inestimabili, affreschi e dipinti, ma più di tutto, la tomba di re Ladislao, capolavoro dell’arte medievale
A via Carbonara, strada che collega via Foria a Piazza Garibaldi, si trova un tesoro dell’architettura religiosa: la trecentesca chiesa di San Giovanni a Carbonara.
L’edificio, che spicca innanzitutto per la splendida scalinata di accesso, fu innalzato tra gli anni 1339 e 1343 grazie a Gualtiero Galeota, un nobile napoletano che donò ai Padri Agostiniani un suolo fuori le mura urbane consentendo loro la fondazione del monastero e della chiesa.
Negli anni successivi, vengono apportate molte variazioni strutturali e stilistiche soprattutto in epoca angioina. La chiesa ha una storia che si lega strettamente a quella della dinastia francese; l’ultimo erede del casato, re Ladislao di Durazzo vi è sepolto in uno splendido monumento funebre commissionato dalla sorella Giovanna II.
L’edificio è il risultato dell’annessione di più strutture architettoniche: la doppia scala della facciata cela l’ingresso alla sottostante chiesa della Consolazione a Carbonara, il portale centrale introduce alla quattrocentesca cappella di Santa Monica, quello di sinistra all’ingresso laterale. San Giovanni a Carbonara è insomma uno scrigno di tesori, un luogo dal fascino molto intenso, che induce un sentimento di spiritualità anche a chi non è un fedele. Ad inizio Settecento, durante il periodo austriaco, con la soppressione dell’ordine degli agostiniani, il convento venne destinato a uso militare. Come dicevamo, uno degli elementi di maggiore fascino sono le scale monumentali, come anche il portone d’entrata del ‘400.
L’originalissima struttura a tenaglia dello scalone (1707) è frutto dell’ingegno di Ferdinando Sanfelice. L’interno della chiesa è a croce latina con un’unica navata e quattro cappelle; due per parte, più una sagrestia che talvolta viene indicata come cappella essa stessa. Altre cappelle si trovano lateralmente, dietro l’abside e nella controfacciata. Appena entrati quello che colpisce è l’Altare Miroballo, talmente imponente che potrebbe essere considerato una vera cappella.
L’interno è dominato dal monumento funebre a re Ladislao di Durazzo; un mausoleo scenografico e spettacolare tardo-gotico sviluppato su tre livelli in cima dei quali c’è la statua di re Ladislao a cavallo in tenuta militare. Alle spalle del mausoleo c’è la Cappella Caracciolo del Sole con il monumento di Ser Gianni Caracciolo, grande siniscalco e amante della regina Giovanna.
Qui è possibile ammirare lo splendore del pavimento con mattonelle maiolicate del XV secolo. Nella splendida cappella gentilizia della famiglia Somma, sulla parete destra, c’è la tavola della Crocifissione di Giorgio Vasari; è l’unica realizzazione del maestro rimasta nella chiesa.
Terminiamo questo breve excursus con una curiosità: via Carbonara, in epoca medievale, era una strada adibita allo scarico dei rifiuti inceneriti, dove i napoletani scaricarono per secoli le immondizie e al tempo degli angioini vi si tennero giostre e tornei tanto cruenti da provocare le proibizioni del Papa.

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