Palazzo Serra di Cassano ha il portone sbarrato da due secoli. Sapete il perché?

È qui che è stato scritto uno degli episodi più gloriosi e insieme tragici della città di Napoli. Quartier generale dei rivoluzionari del 1799 e teatro degli scontri con l’esercito borbonico, il palazzo con la sua storia è un patrimonio unico di bellezza e memoria, ancora oggi al centro della vita culturale del capoluogo
È tra i più importanti e belli e ricchi di storia di Napoli, Palazzo Serra di Cassano. Un’architettura imponente e solida, venne realizzato intorno alla seconda metà del XVIII sec. dall’architetto Ferdinando Sanfelice, al tempo all’apice della notorietà, per i Serra di Cassano, importante famiglia nobiliare di origini genovesi. Il palazzo si trova in via Monte di Dio, a ridosso della collina di Pizzofalcone ed a pochi passi da Palazzo Reale, e simboleggia con la sua posizione e la sua maestosità la ricchezza della famiglia di cui porta il nome.
Accedendo dall’ingresso in via Monte di Dio ci si trova direttamente in un enorme cortile ottagonale, il cui elemento di maggiore prestigio è certamente la scala a doppio rampante che conduce al piano nobiliare: è evidente come un ingresso piuttosto modesto nel giardino non sia ciò che più si addice ad una simile dimora. Questo perché, in realtà, l’entrata principale si trova su via Egiziaca, protetto da un enorme portone. Questo portone, però, non viene aperto da più di 200 anni per ordine dell’antico proprietario del palazzo.
E qui ci colleghiamo a uno dei più importanti episodi storici vissuti dalla città: la rivoluzione e il breve e tragico esperimento della Repubblica napoletana del 1799. Gennaro Serra di Cassano, rampollo 27enne della famiglia, partecipò, come tanti altri giovani nobili intellettuali, con ardore alla rivolta venendo addirittura nominato comandante in seconda della Guardia Nazionale. Quel capitolo di storia seppur breve, è così denso di avvenimenti importanti, che qui c’è spazio solo per un breve accenno.
Ricordiamo solo che quel sogno patriottico finì presto nel sangue, soprattutto perché non era appoggiato dal popolo, fedelissimo al legittimo sovrano, Ferdinando di Borbone. L’ordine venne ristabilito con la violenza ed i giovani patrioti che avevano provato a realizzare quel sogno repubblicano vennero giustiziati in Piazza del Mercato. Il 20 agosto il patibolo toccò anche a Gennaro. Fu allora che Luigi Serra di Cassano e Giulia Carafa, genitori dell’eroe giustiziato, decisero di chiudere per sempre il portone della loro dimora: un segno di lutto, sicuramente, ma soprattutto una protesta silenziosa, un rifiuto della tirannia che aveva strappato la giovane vita di Gennaro.
A quel tempo, inoltre, il portone del palazzo guardava direttamente il Palazzo Reale, non essendo ancora stata costruita la Basilica di San Francesco di Paola, eretta da Ferdinando I come voto per non aver perso il Regno. Oggi, dopo oltre due secoli, la volontà ed il dolore dei due genitori vengono ancora rispettati dai napoletani ed il portone di Palazzo Serra di Cassano resta sbarrato. Oggi il palazzo è sede del prestigioso Istituto degli studi filosofici

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