Il Pausilypon e la leggenda delle murene. Ecco la terribile storia di quello che accedeva agli schiavi di Pollione
C’è una storia che non sappiamo se verità o leggenda che ha per protagonista il ricco patrizio romano Publio Vedio Pollione, proprietario della splendida villa del Pausilypon, un luogo che “allontana dagli affanni” ma che pare fosse teatro di efferati omicidi…
Certo, nell’antica Roma nessuno si indignava se un padrone trattava male uno schiavo – di fatto esseri umani considerati, anche giuridicamente, “cose” – sul quale il dominus aveva potere di vita e di morte.
Eppure, il ricco Publio Vedio Pollione si attira le inimicizie dei suoi contemporanei anche per il terribile modo che aveva di punire gli schiavi, anche per colpe minime: pare che li facesse gettare, vivi, in pasto alle murene, allevate nelle piscine da allevamento della sua bellissima villa di Posillipo, l’incantevole promontorio che prende il nome proprio da quella villa, chiamata dal suo proprietario Pausilypon, termine greco che sta per “sollievo dal dolore”.
Plinio spiega lo spietato sadismo del proprietario di casa in questo modo: “Vedio Pollione […] dimostrò prove della crudeltà in questo animale (la murena), immergendo nei vivai di queste gli schiavi condannati, non perché non fossero sufficienti per questo le belve della terra, ma perché con un altro sistema non poteva vedere allo stesso modo un uomo essere sbranato”.
Eppure, Pollione deve sapere cosa significa essere schiavo, visto che discende da una famiglia di liberti arricchiti, originaria di Benevento. Forse lo sa, o forse preferisce dimenticarsene, visto che comunque lui diventa uno degli uomini più ricchi della tarda epoca repubblicana, e arriva a far parte degli equites, prestigioso ordine equestre a cui si poteva accedere per censo.
Augusto ne ha tanta stima al punto da affidargli un importante incarico nella provincia dell’Asia, una delle più ricche dell’impero. Già quel salto di qualità probabilmente gli procura parecchie invidie, specialmente perché lui, di suo, non doveva essere particolarmente simpatico. Il maligno Cicerone ne aveva parlato male già molto tempo prima, nel 50 a.C., ai tempi del suo proconsolato in Cilicia, in una lettera all’amico Attico. L’oratore romano ne parla come di un “grande miscredente” e lo definisce “iniquo” e forse in questo caso non aveva tutti i torti, vista la fama che il ricco cavaliere si conquista in seguito.
La grande ricchezza di Pollione deve essere stata un’altra fonte di invidia e malevolenza, d’altronde lui non perde occasione per ostentarla. Il massimo del lusso è espresso nel Pausilypon, dove non si fa mancare nulla: un complesso termale, un odeion, per organizzare spettacoli tra pochi intimi, un anfiteatro da 2000 posti per quelli più in grande, e un ninfeo corredato di vasche, dove pare venissero allevate le murene. Nella magnifica villa, che poi Ovidio descriverà “come una città”, Pollione ha spesso ospiti d’eccezione, davanti ai quali non ha timore di mostrare la sua condotta eccessivamente crudele nei confronti degli schiavi. D’altronde, non è certo una cosa disdicevole, e comunque non è perseguibile per legge. Esagera anche di fronte ad Augusto, in occasione di un banchetto dove l’imperatore è l’ospite d’onore.
Accade che un disgraziato servo faccia cadere un calice di pregiato cristallo mandando in bestia Pollione, che subito decide di far gettare lo sventurato in pasto alle murene.
Lo schiavo riesce a divincolarsi dalla presa di chi lo tratteneva e raggiunge i piedi di Augusto, chiedendogli una morte meno orrida. L’imperatore, anche lui non certo un santo della magnanimità, inorridisce e ordina tutto il contrario di quanto affermato da Pollione. Augusto impone di tirare fuori tutti i calici di cristallo e altre coppe preziose, poi fa rompere tutto e gettare il vetro nella vasca delle murene. Lo schiavo viene liberato e Pollione rimesso al suo posto dal potentissimo Imperatore.
La storia delle murene raccontata dagli autori latini corrisponde a una verità certa? Questo non possiamo saperlo, e tuttavia anche le leggende, a modo loro, raccontano di un’epoca e delle sue caratteristiche.
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