Lo sapevate? Il misterioso Principe di Sansevero ebbe un rivale molto difficile da contrastare

Principe di Sansevero; geniale scienziato, inventore, alchimista, primo gran maestro della Massoneria italiana e ideatore di quella cappella gentilizia che nel cuore della città è da anni la meta più ambita dai visitatori. Chi era realmente Raimondo di Sangro? Un uomo incredibile che aveva anche un valido avversario, ecco chi era.
Lo sapevate? Il misterioso Principe di Sansevero ebbe un rivale molto difficile da contrastare.
Principe di Sansevero; geniale scienziato, inventore, alchimista, primo gran maestro della Massoneria italiana e ideatore di quella cappella gentilizia che nel cuore della città è da anni la meta più ambita dai visitatori. Chi era realmente Raimondo di Sangro? Un uomo incredibile che aveva anche un valido avversario, ecco chi era.
Chi non sarebbe curioso di conoscere la storia di Raimondo di Sangro, il VII principe di Sansevero? Quest’uomo sembra essere stato una delle personalità più eclettiche e affascinanti che la città di Napoli, il regno e addirittura l’Italia intera abbiano mai conosciuto. È stato un appassionato della vita, un audace sperimentatore e un mecenate delle arti. Ma cosa lo rende così misterioso e affascinante? Forse il fatto di essere stato un iniziato capace di disseminare di simbologie alchemiche il suo tempio, un cavaliere ardito e un politico consapevole, nonché il primo gran maestro della Massoneria italiana. Inoltre, sembra che anche a livello fisico fosse un personaggio interessante, come dimostra il suo vivido ritratto a opera di Francesco De Mura che è stato recentemente restaurato e acquisito dal Museo Cappella Sansevero. Proprio come diceva Antonio Genovesi, era un filosofo di spirito, un uomo molto dedito alle meccaniche e alla conversazione con gli uomini di lettere. Oltre alle sue famose “macchine anatomiche”, sembra che abbia creato anche molte altre geniali invenzioni ingegneristiche come il palcoscenico ripieghevole, la carrozza marittima, il cannone leggero, la stampa simultanea a più colori e le gemme artificiali. Insomma, il VII principe di Sansevero sembra essere stato una vera e propria meraviglia della Napoli del Settecento!

Napoli, Cappella Sansevero
Ma ditemi, chi non sarebbe incuriosito dal spirito indagatore e inquieto di Raimondo di Sangro? Quest’uomo sembra essere stato completamente affascinato dalle idee della nascente Massoneria, tanto da fondare una loggia potente che portava il suo stesso nome, contando ben duecentottanta fratelli. Sembrerebbe che professasse i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza, nonché la religione della ragione. Nonostante ciò, fu osteggiato dalla Chiesa e persino da Carlo di Borbone, sovrano che lo stimava moltissimo! In particolare, il cardinale Spinelli e il Santo Offizio, introdotto a Napoli sotto insistenza di papa Benedetto XIV, misero nel mirino il principe, dando vita a una vera e propria campagna denigratoria nei suoi confronti. Ma nonostante i suoi detrattori ecclesiastici, Raimondo di Sangro non si fece abbattere e addirittura chiese perdono al pontefice nella sua Lettera apologetica. Tuttavia, l’avversario più ostinato del principe si chiamava Padre Francesco Pepe, un gesuita influente presso il papa e tanto potente da poter far giustiziare qualcuno per eresia senza problemi o addirittura farlo linciare dalle folle accanite di fedeli. Sarebbe piaciuto a Francesco Pepe fare tutto ciò anche contro Raimondo di Sangro, ma questi era un principe molto amato dal sovrano e godeva dei suoi favori. Che storia avvincente!
Ma questa è una vera e propria trama da romanzi! Padre Pepe, il fanatico gesuita che predicava contro gli ebrei, era di stanza nella chiesa del Gesù Nuovo, proprio vicino alla cappella gentilizia che il Sansevero stava trasformando in un tacito tempio massonico-alchemico. Ma non solo: sembra che fosse addirittura riuscito a diventare confessore personale di Carlo di Borbone, suscitando una certa preoccupazione da parte del ministro Tanucci che era tenace anticurialista. E sembra che proprio grazie alle sue capacità di toccare le corde della superstizione, riuscisse a farsi venerare come un santo dal popolino, addirittura facendo ingoiare agli infermi immagini “miracolose” dei santi, cosa che faceva storcere il naso anche a molti membri del clero! Ma non solo: il giansenista Bottari ci parla anche di una sua predica a Roma, in piazza Navona, nel 1751, dove Padre Pepe avrebbe usato espressioni volgarissime per spiegare la natura di Cristo. Che personaggio incredibile!
Ma guarda un po’! Padre Pepe, nonostante tutto, riuscì a convincere Carlo di Borbone non solo sull’allontanamento degli ebrei dal regno di Napoli, ma anche sulla promulgazione di un editto contro la Massoneria. E sembra che abbia spinto anche papa Benedetto XIV a prendere provvedimenti contro quei confratelli che si riunivano di nascosto e praticavano chissà quali rituali. Non è difficile immaginare che il dito puntato dal Pepe fosse proprio contro don Raimondo e la sua loggia, la più celebre e frequentata all’ombra del Vesuvio. Ma che intrigo!

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