Vicoli di Napoli: una nuova luce grazie all’arte, in un intreccio tra passato e futuro

Arte nei vicoli per far dialogare tradizione e innovazione. Le installazioni dell’artista Antonio Marras hanno donato nuova luce e messo a nudo i fantasmi del passato, per rivivere la storia dei nostri “munacielli” e guardare oltre.
Quanto è bello e sorprendente passeggiare per i vicoli di Napoli. Visioni, suoni, odori, volti: tutto rimanda a un mondo ricco di storie, universi e significati antichi, permeati da una modernità a tratti invadente, altre volte più discreta. Ancor più sorprendente è quando in queste strette venature che attraversano la grande città, alzi gli occhi e tra la striscia di cielo e i palazzi antichi e austeri, ritrovi elementi nuovi, inconsueti.
È così che si innestano, rinnovando e arricchendo, le installazioni dell’artista sardo Antonio Marras. Napoli, si sa, ha un rapporto viscerale con l’arte ed è in dialogo costante e proficuo con quella contemporanea in particolare. La città ha organizzato una ricca programmazione di mostre e installazioni voluta dal sindaco Gaetano Manfredi e curata da Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l’arte contemporanea e l’attività museale. A dare l’avvio alla programmazione è stata proprio l’installazione di Marras, dal titolo evocativo “Questi miei fantasmi”. L’installazione è stata concepita per gli spazi di Vicoletto San Pietro a Majella e delle Rampe del Salvatore, due spazi “nascosti” del centro storico, due mondi segreti e affascinanti.
In particolare, l’opera di Marras segna la restituzione alla città delle scenografiche Rampe del Salvatore, nel cuore del quartiere universitario, chiuse dagli anni Settanta e riaperte per l’occasione. L’operazione, che nasce nell’ambito del progetto Open, L’arte in centro, vede l’intervento dell’artista nella città con un’installazione aerea e luminosa composta da 200 lanterne e 150 Orfanelle ricamate a mano e cucite a macchina dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Il soggetto dell’opera, che rende omaggio nel titolo alla commedia “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo, è la luce: simbolo di vita, di rinascita e di speranza.
Emanata da lanterne, decorate con diversi tessuti, la luce anima il variopinto patchwork di colori e di texture e rimanda alla bellezza che nasce dall’incontro tra differenze. Diffusa dalle Orfanelle, camicie da notte degli anni ‘20 e ‘30 del Novecento, poste in sospensione che si muovono libere nell’aria come entità luminose, la luce riempie lo spazio con leggerezza. “La nostra città ha una grande tradizione, una grande storia, ma non dev’essere prigioniera della sua storia; deve riutilizzare i suoi spazi storici come luoghi di contemporaneità”, queste le parole del Sindaco, che ha fortemente voluto questo progetto. “Questa – ha affermato inoltre Manfredi – diventa l’occasione per portare avanti un messaggio importante: la bellezza non è solamente nei grandi luoghi storici della città; la bellezza è anche nei luoghi minori della città, che hanno un valore storico in alcuni casi ancora più grande rispetto a quelli più monumentali”.

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