Perché Ferdinando I era detto “Re Lazzarone” e chi erano i Lazzari ? Storie della Napoli del’’800, tra povertà e fasti

Napoli nel 1800 era una grande città, capitale di uno dei maggiori regni della Penisola, cuore culturale e artistico, ma anche città stretta nella morsa di perenni difficoltà economiche e sociali. I Lazzari ne sono un esempio e re Ferdinando I, coi suoi modi di fare da “lazzaro”, ci rivela un po' della Napoli di quei decenni.
Perché Ferdinando I era detto “Re Lazzarone” e chi erano i Lazzari ? Storie della Napoli del’’800, tra povertà e fasti.
Napoli nel 1800 era una grande città, capitale di uno dei maggiori regni della Penisola, cuore culturale e artistico, ma anche città stretta nella morsa di perenni difficoltà economiche e sociali. I Lazzari ne sono un esempio e re Ferdinando I, coi suoi modi di fare da “lazzaro”, ci rivela un po’ della Napoli di quei decenni.
Napoli nel 1700 e anche per la prima metà del 1800 era una città capitale, cuore nevralgico di tutto il Sud Italia, una città importante e da un punto di vista politico e da quello culturale. Si trattava della città più popolosa, capitale del regno e con grandi contraddizioni al suo interno. Nel 1800, il sovrano a capo del Regno delle Due Sicilie era Ferdinando I di Borbone, detto il “re Lazzarone”.
Questo nomignolo in parte ci può raccontare quella che era la vita di una parte di napoletani a quel tempo. Chi erano i “Lazzari”? Gente in condizioni di estremo disagio economico-sociale e che per vivere cercava di arrabattarsi facendo qualsiasi lavoro potesse essere utile a guadagnare qualche spicciolo di ducato, che corrispondere a un “cavallo” o “tornese”. Un ducato aveva un valore di circa 4 euro, mentre un cavallo di 1 centesimo, mentre un tornese di 9 centesimi. La paga della maggior parte dei napoletani e degli abitanti di questo regno era conteggiata in “grana”, che valeva 16 centesimi. Il salario di un contadino era di 20 grani ogni giorno, quindi quasi 600 al mese.
I lazzari non avevano salario, essendo paragonabili a quelli che oggi sono i “lavoratori occasionali”, ma rappresentavano la gioventù e la classe di età media della popolazione (intorno ai 20 anni). Da lazzari a lazzaroni il passo fu breve, in quanto considerati degli scansafatiche e probabilmente tali erano, perché non riuscendo ad avere un sostentamento non disdegnavano furti, imbrogli, trame e coinvolgimenti in affari loschi o anche la richiesta dell’elemosina. Storicamente i lazzari hanno avuto un ruolo fondamentale nei destini della città e nella difesa dello stesso Re Ferdinando I. Morirono circa in 10 mila per difendere il suo regno e farlo ritornare sul trono, all’indomani dell’assedio francese. Lo stesso sovrano però che portava questo soprannome, in qualche modo era lo specchio della Napoli del suo tempo, almeno fino al 1825, anno in cui morì. Era nota la sua avversione verso qualsiasi forma di cultura, in quanto fin da bambino la sua educazione era stata affidata a un tutore che non era all’altezza per prepararlo al ruolo di sovrano.
Accanto a questa caratteristica c’era anche l’indolenza e il fatto di essere terribilmente superstizioso, si dice che consultasse continuamente indovini e facesse scongiuri per qualsiasi cosa potesse, a suo dire, portare male. Gran parte del popolo era superstizioso; la situazione sociale della città era tra le più difficili. Si pensi che già a inizio ‘800 Napoli superava i 550 mila abitanti e la popolazione aumentava in modo esponenziale.
Il grande problema di una città che cresceva senza controllo erano proprio le abitazioni e il prezzo che gravava sulla maggior parte delle famiglie povere: circa 20 ducati all’anno. Molti una casa non potevano affatto permettersela, soprattutto perché si trattava quasi sempre di famiglie assai numerose. In assenza di abitazioni adeguate e in mancanza di risorse per permettersele, in tanti occuparono i “bassi”, quelli che in napoletano vengono chiamati “’e vasci”, tuguri posti fronte strada, piccoli e angusti, dove si viveva fino a 10 persone.

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