Lo sapevate? Nel tesoro di San Gennaro c’è un gioiello di inestimabile valore donato da una popolana

Ci credereste mai che esiste un tesoro più prezioso delle collezioni reali russe e britanniche? Ebbene sì, esiste ed è legato al nome di San Gennaro, il cui culto nei secoli ha prodotto una ricchezza inestimabile, frutto dell’omaggio dei potenti e dei regnanti. E tra questi oggetti ce n'è uno preziosissimo donato da una popolana che se ne privò per donarlo a San Gennaro.
Lo sapevate? Nel tesoro di San Gennaro c’è un gioiello di inestimabile valore donato da una popolana.
Ci credereste mai che esiste un tesoro più prezioso delle collezioni reali russe e britanniche? Ebbene sì, esiste ed è legato al nome di San Gennaro, il cui culto nei secoli ha prodotto una ricchezza inestimabile, frutto dell’omaggio dei potenti e dei regnanti. E tra questi oggetti ce n’è uno preziosissimo donato da una popolana che se ne privò per donarlo a San Gennaro.
Un patrono così benevolo e partecipe nei confronti della città di Napoli meritava proprio questo! Ancora oggi, la liquefazione del suo sangue miracolosamente testimonia la sua presenza.
E le opere d’arte raccolte nel tempo in suo onore sono state custodite dal 2003 nel Museo del Tesoro di San Gennaro, diretto da Paolo Iorio, sorto accanto al Duomo. Una galleria di meraviglie più uniche che rare, a cominciare dal busto d’oro e d’argento che preserva le ossa del cranio del martire, un capolavoro di oreficeria francese voluto da Carlo II d’Angiò, e dalla teca dorata che conserva le ampolle del sangue, eseguita su ordine di Roberto il Saggio.
Ma non basta: nel tempo si sono aggiunte altre opere fulgenti, tra cui i busti argentei degli svariati compatroni di Napoli. E poi c’è la mitria gemmata, composta da 3694 pietre preziose, creata dall’orafo Matteo Treglia nel 1713, e la leggendaria collana creata da Michele Dato nel 1679, arricchitasi fino al 1879 di pietre preziose donate dai sovrani di tutta Europa. Il tesoro di San Gennaro è senza dubbio uno dei tesori più meravigliosi al mondo!
Sapevate che la Deputazione della Cappella del Tesoro decise di arricchire ulteriormente il già splendido busto angioino di San Gennaro con due assolute eccellenze? Ma chi è questa Deputazione? Nientemeno che un’organizzazione laica nata da un voto della città di Napoli il 13 gennaio 1527, composta dalle dodici famiglie che rappresentano gli antichi Seggi di Napoli. In quel periodo, Napoli era nel caos, con la guerra tra Spagna e Francia, una pestilenza e una violenta eruzione del Vesuvio. Fu così che la protezione richiesta al santo portò all’edificazione della cappella, con un “patto” tra san Gennaro e i napoletani, addirittura sancito da un contratto redatto da un notaio.
E che c’è di più? La Deputazione si impose il compito di sovrintendere alla costruzione della Cappella del Tesoro e difendere la collezione che si venne a formare una volta inaugurata la struttura nel 1646. E tra gli oggetti più preziosi della collezione, c’è la collana dedicata al patrono, creata con diamanti, rubini, smeraldi, ori e pietre preziose donati dai potenti di ogni tempo per creare il gioiello più bello di tutti! È un incanto dell’oreficeria dal valore economico inestimabile che fa capire quanto rispetto fosse nutrito per San Gennaro da parte di persone lontane e diverse dalla cultura napoletana. Ecco come San Gennaro unisce e raccoglie tutto e tutti, come il suo stesso sangue!
Sapevate che per creare la meravigliosa collana di San Gennaro, l’orafo Michele Dato fu incaricato di riunire tutte le donazioni in un unico capolavoro, utilizzando tredici maglie in oro purissimo su cui far pendere croci tempestate di zaffiri e smeraldi? Un lavoro che durò ben cinque mesi, coadiuvato da altri maestri altrettanto fidati del settore!
Ma non finisce qui! Questa collana incredibile si è arricchita di donazioni nel tempo, come la croce di brillanti e rubini donata da Carlo di Borbone, una seconda croce offerta dalla regina Maria Amalia di Sassonia, una spilla a forma di mezza luna donata dalla duchessa di Casacalenda nel 1799, una croce di diamanti e zaffiri offerta da Maria Carolina d’Austria, e persino una croce di diamanti e smeraldi concesa da Napoleone nel 1806!
Ma c’è di più: Francesco I offrì una ciappa (un fermaglio di zaffiri e diamanti) nel 1825, la consorte di Ferdinando II, Maria Cristina di Savoia, aggiunse un sévignè (un ciondolo con diamanti) nel 1832, la Deputazione commissionò il fermaglio superiore e poi, nel 1844, due broche. E ancora oggi, si aggiungono nuovi elementi alla collezione, tra cui la spilla di diamanti e crisoliti ceduta da Vittorio Emanuele II di Savoia e perfino l’anello di Maria José, moglie di Umberto II, che, visitando il Tesoro di San Gennaro senza avere nulla da offrire in dono, decise di sfilarsi dal dito l’anello che portava, tutt’ora incastonato tra gli altri preziosi. Che collezione incredibile!
Sapevate che ci sono due orecchini d’oro e perle che sono considerati più preziosi di tutti gli altri doni nel Tesoro di San Gennaro? Eppure, non si tratta di diamanti, brillanti o altre pietre preziose, ma semplicemente di un regalo di una popolana! Nel 1844, durante un’epidemia di colera, questa donna scampò alla malattia grazie all’intervento di San Gennaro. Come ringraziamento, offrì al patrono i suoi unici orecchini d’oro e perle, ereditati dalla nonna e destinati a sua figlia e ai suoi discendenti.
Ma la Deputazione ritenne che il gesto della popolana fosse il più nobile di tutti i nobili che avevano donato gioielli al Tesoro di San Gennaro! E per questo motivo, i suoi orecchini furono posti sulla parte superiore del collare, il luogo più privilegiato di tutta la collezione. Questa vicenda ci dice molto su San Gennaro, il suo culto e la vera essenza della napoletanità. Sembra che la semplicità e la generosità siano più apprezzate dei beni preziosi e degli status sociali nella cultura del Tesoro di San Gennaro!

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