Lo sapevate? Troisi per le scene faticose de Il Postino si servì di una controfigura: i due diventarono amici

Massimo Troisi girò il film già molto provato per i suoi noti problemi cardiaci. Per le scene in bicicletta fu trovata una controfigura, Gerardo Ferrara: i due diventarono amici e dopo la morte dell'attore, Ferrara chiamò il figlio appena nato Massimo.
Lo sapevate? Troisi per le scene faticose de Il Postino si servì di una controfigura: i due diventarono amici.
Massimo Troisi girò il film già molto provato per i suoi noti problemi cardiaci. Per le scene in bicicletta fu trovata una controfigura, Gerardo Ferrara: i due diventarono amici e dopo la morte dell’attore, Ferrara chiamò il figlio appena nato Massimo.
Il grande attore morì nel sonno poche ore dopo la fine delle riprese del film Il Postino, il 4 giugno 1994 a Ostia all’età di 41 anni, nella casa della sorella Annamaria al quartiere Infernetto, per un attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche. Un anno prima nell’autunno del 1993 iniziarono le riprese sull’isola di Procida, ma inevitabilmente, Massimo era sempre più debole. La sua fragilità gli impediva di restare sul set per un tempo prolungato: tutte le scene che lo vedevano protagonista dovevano essere girate in non più di due ciak.
Come riporta un vecchio articolo di Ciak Magazine, la lavorazione della pellicola cominciò a ruotare intorno alla salute di Troisi: tutto veniva organizzato in modo tale da essere il meno pesante possibile per l’attore, che appariva sempre più in difficoltà. Per questo motivo si decise di ingaggiare una controfigura per le scene più faticose, quelle in bicicletta, che infatti sono quasi sempre in campo lungo o di spalle.
Ad aprile Gerardo Ferrara, la controfigura di Massimo Troisi, fu contattato da una ragazza di Sapri che era fidanzata con un ragazzo di Napoli il quale lavorava nella produzione del film. Gerardo era straordinariamente somigliante all’attore. Ferrara fu chiamato per un incontro a Cinecittà. A Roma vide il regista, Michael Radford, e Philippe Noiret, che nel film avrebbe interpretato Pablo Neruda. Il colloquio andò bene e qualche giorno dopo si recò negli studi di Cinecittà per iniziare le riprese.
Quando si incontrarono fu un momento ricco di emozione, affetto e simpatia. Massimo, resosi conto dell’emozione e dell’imbarazzo della controfigura lo abbracciò e gli disse “E tu mo ti fai vedere”. Poi volle sapere un po’ della sua vita e Gerardo gli raccontò dei tanti episodi in cui gli era capitato di sentirsi dire che era uguale a lui».
I due diventarono presto amici e Massimo promise di andarlo a trovare a Sapri dopo la fine del film. Fu un’amicizia che durò poco ma che segnò profondamente Gerardo. Durante una delle riprese, a Salina, arrivò la moglie della controfigura sul set per informarlo che a breve sarebbe diventato padre. E così l’artista di San Giorgio a Cremano quando lo incontrava diceva: “Come sta Pablito?”. Sperando magari che lo chiamassero come il poeta cileno.
Dopo la fine delle riprese, la notizia che sconvolse tutti: Gerardo venne a sapere della morte di Massimo, avvenuta nel sonno, all’improvviso. A quel punto, ci fu una sola cosa da fare. Lui e sua moglie decisero di chiamare loro figlio in suo onore. Massimo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA