Quando Eduardo salvò il teatro di San Ferdinando: la storia di uno dei palcoscenici più antichi di Napoli

È intitolato a un santo, ma è per tutti il teatro di Eduardo De Filippo, che con fondi propri fece restaurare l’edificio distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dopo varie vicissitudini, chiusure e variazioni di uso, oggi il teatro gode di ottima salute e resta per tutti un pilastro della ricchissima storia teatrale di Napoli.
Quando Eduardo salvò il teatro di San Ferdinando: la storia di uno dei palcoscenici più antichi di Napoli.
È intitolato a un santo, ma è per tutti il teatro di Eduardo De Filippo, che con fondi propri fece restaurare l’edificio distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dopo varie vicissitudini, chiusure e variazioni di uso, oggi il teatro gode di ottima salute e resta per tutti un pilastro della ricchissima storia teatrale di Napoli.
Napoli e il teatro, un binomio fortissimo e antico. E in questo caso non si parla solo della ricca tradizione teatrale, fatta di giganti della scena e della drammaturgia, stavolta si parla anche dei luoghi, anch’essi storici, in cui il teatro napoletano è potuto crescere e prosperare. Uno di questi luoghi simbolo della tradizione teatrale partenopei è il Teatro san Ferdinando. Sala storica situato alle spalle del quartiere Sanità, nella piazza che è stata dedicata ad Eduardo de Filippo. La leggenda vuole che la sua edificazione sia stata ordinata da sua maestà Ferdinando IV, notoriamente amante della commedia e dell’opera buffa, generi che già venivano rappresentati nel Teatrino di Corte del Palazzo Reale. Il progetto, oltre al teatro, pare prevedesse anche un palazzo, realizzato come residenza per una sua figlia che non godeva di buona salute o, secondo le “male lingue”, per una sua amante.
Questa versione tuttavia si pone in contraddizione con quanto avvenuto il 4 agosto del 1790, quando alla Deputazione dei teatri fu proposto di dare al teatro il nome del sovrano. La deputazione infatti avrebbe dato esito negativo alla richiesta, affermando che “non è stato costruito per il Real comando ed a spese Regie”. Fu imposto quindi, come di consuetudine in quegli anni, il nome di un santo. Il teatro fu per lungo tempo prestigioso luogo di svago della nobiltà napoletana. Fu sede di Adamo Alberti, capocomico della Compagnia dei Fiorentini che cercò di inserirvi il teatro in lingua. Successivamente vi si insediò Federico Stella, un vero maestro per intere generazioni, oltre ad essere famoso per la sua capacità di improvvisazione.
Negli ultimi decenni del 1800, il teatro accolse anche i successi di Eduardo Scarpetta, pilastro del teatro napoletano del XIX secolo. Egli era entrato giovanissimo nella compagnia di Antonio Petito di cui fu allievo prediletto, e dal quale riprese anche il celebre personaggio di Felice Sciosciammocca. In seguito alla morte di Stella nel 1926, il teatro venne trasformato in cinematografo e gli fu cambiato anche il nome, divenendo Cinema Teatro Principe. Alcuni anni dopo, durante i drammatici bombardamenti del secondo conflitto mondiale, il teatro venne completamente distrutto. Quel cumulo di macerie, in cui restava leggibile solo la sagoma del palcoscenico, venne acquistato nel 1948 da Eduardo de Filippo. Egli ne curò personalmente la ricostruzione, investendo i risparmi di una vita. I lavori costarono quasi tre milioni di vecchie lire ed Eduardo dovette chiedere numerosissimi prestiti, indebitandosi fino al collo. Grazie ai suoi sacrifici il 24 Gennaio del 1954, il teatro fu restituito alla città di Napoli. Per l’inaugurazione venne messa in scena l’opera di Antonio Petito, Palummella zompa e vola. Il teatro fu uno dei più prestigiosi e moderni dell’epoca ma purtroppo, in seguito alla morte di Eduardo avvenuta nel 1984, venne chiuso fino al 1996, anno in cui Luca de Filippo lo donò al comune di Napoli. Il 30 settembre del 2007, dopo una lunga campagna di restauri, venne riaperto con la messa in scena de La tempesta di Shakespeare, in una versione napoletana che era stata curata da Eduardo.

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