Il castello di Baia, il fascino di una storia che inizia in epoca romana

Il golfo di Baia è uno specchio di mare incantevole e il castello che si erge sul promontorio lo domina per intero. Lo sguardo a questo luogo restituisce tutto il fascino di un luogo che ha una storia millenaria e che nei secoli ha vissuto una storia fitta. Un sito che ha tanto da raccontare.
Il castello di Baia, il fascino di una storia che inizia in epoca romana.
Il golfo di Baia è uno specchio di mare incantevole e il castello che si erge sul promontorio lo domina per intero. Lo sguardo a questo luogo restituisce tutto il fascino di un luogo che ha una storia millenaria e che nei secoli ha vissuto una storia fitta. Un sito che ha tanto da raccontare.
Con la sua caratteristica mole tufacea svetta saldamente adagiato sul promontorio che chiude a sud il golfo di Baia. Uno dei più belli senza dubbio della città, il Castello di Baia dà carattere all’intera area costiera, la delinea per fascino antico e senza tempo. Edificato tra il 1490 e il 1493 dagli Aragonesi, fu ingrandito tra ‘500 e ‘700 durante il Viceregno spagnolo. Secondo molti studiosi, stando a numerose tracce in esso presenti, il forte aragonese sorge sulle rovine del Palazzo Imperia, una grandiosa villa romana, eccezionale esempio di impianto residenziale marittimo che dal mare risale per quasi cento metri sino alla cima del promontorio, ora occupato dal Padiglione Cavaliere, il maschio del castello, dove si conservano in ottimo stato i pavimenti romani in signino decorato e in mosaico bianconero.
La villa, appartenuta forse a Cesare, sorge già nel II sec. a.C. Il castello rappresentava, insieme alle fortificazioni del “Borgo Marinaro” di Pozzuoli (Rione Terra) e Nisida, un vero e proprio limite invalicabile per chiunque avesse tentato di sbarcare lungo quelle coste, in particolare per difendere la costa flegrea dalle incursioni saracene. Nel 1538 la terribile eruzione, che nel corso di una sola notte diede origine al cratere di Monte Nuovo e provocò lo sprofondamento della fascia costiera con effetti devastanti per tutti i Campi Flegrei, causò gravi danni anche al Castello di Baia. Si deve all’opera intelligente e tenace del viceré don Pedro Alvarez de Toledo la ristrutturazione e l’ampliamento del forte baiano. Il Castello di Baia però non fu solo una struttura militare, ma rappresentò anche luogo di incontri politici e mondani. Tra le sue mura furono ospitate moltissime personalità. Nel 1506 giungeva in visita re Ferdinando III detto “il Cattolico”; ancora nel 1576 era la volta di Giovanni d’Austria che incontrò l’ambasciatore veneto Girolamo Lippomano per trattare segretamente delicate questioni politiche; nel febbraio del 1582 veniva accolto il duca d’Ossuna. Il castello diventa anche centro di studi e ricerche. È per volontà del viceré don Pietro d’Aragona che inizia una vasta opera di valorizzazione del termalismo flegreo e di quello baiano in particolare, riprendendo quella tradizione già nota in epoca romana.
Il Castello però fu anche luogo di pena e di esecuzione delle più barbare sentenze di condanna. Si narra infatti che alcuni reclusi, incatenati nelle anguste celle, in pratica veri e propri sepolcri, venivano abbandonati alla loro sorte, tanto che la morte veniva invocata come un vero e proprio sollievo. All’indomani dell’Unità d’Italia nel 1860, la bandiera tricolore d’Italia sventolò sul Castello di Baia e qualche anno dopo, proprio Garibaldi, chiederà al Sindaco di Pozzuoli di trovargli una sistemazione per trascorrere le vacanze a Baia. Nel 1883, si affacciavano nel porto di Baia quattordici navi da guerra precedute da uno yacht: “il Savoia”, che ospitava il re d’Italia, Umberto I, il Principe di Prussia, il Principe di Napoli ed il Ministro della Marina. Con l’unità d’Italia cambiarono ovviamente anche le esigenze difensive del paese, tanto è vero che dopo quattro secoli di ininterrotta opera di difesa, con Regio Decreto del 1887, il Castello di Baia non veniva più considerato opera di fortificazione dello Stato. Nel 1927 nel Castello di Baia s’insediava l’ente “Orfanotrofio Militare” che ospitava i figli dei caduti della “Grande Guerra”. Dal 1993, la Sovrintendenza archeologica, alla quale il castello veniva affidato, istituiva il primo nucleo del Museo dei Campi Flegrei. Un luogo di custodia e esposizione di importantissimi reperti archeologici che raccontano la storia millenaria di questi luoghi dal fascino irresistibile.

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