“Mazz’e panell’ fann’e figli belli, panell senza mazz..”, origini e significato di uno dei proverbi più noti

Forse i genitori di oggi non lo dicono più, ma fino alla scorsa generazione tutti se lo sentivano dire. “Mazz’ e panell’ fann’ e’ figli belli!”. È un monito, un avvertimento. Un proverbio antico che parla di buona educazione ma che non è usato solo a Napoli, esiste addirittura una versione inglese.
“Mazz’e panell’ fann’e figli belli, panell senza mazz..”, origini e significato di uno dei proverbi più noti.
Forse i genitori di oggi non lo dicono più, ma fino alla scorsa generazione tutti se lo sentivano dire. “Mazz’ e panell’ fann’ e’ figli belli!”. È un monito, un avvertimento. Un proverbio antico che parla di buona educazione ma che non è usato solo a Napoli, esiste addirittura una versione inglese.
Mia nonna lo ripeteva sempre, talvolta anche i miei genitori e credo sia esperienza comune di ogni napoletano. Sguardo severo, gesto di rimprovero e poi la solita litania: “Mazz’ e panell’ fann ‘e figli belli….”. A quel punto si capiva che sarebbero arrivati guai e a rincarare la dose, ci pensava il seguito del proverbio : “panell’ senza mazz fann e’ figl pazz”. Letteralmente, botte e cibo fanno crescere bene i figli, il cibo da solo rende i figli pazzi.
Insomma, si parla di educazione, di buona educazione e dei segreti per impartirla. Quello che l’antico proverbio prescrive è un giusto compromesso tra il rigore e la comprensione, tra il dare e l’esigere. La vecchia teoria del bastone e della carota, insomma. Crescere bene un figlio è una pratica complessa che deve sempre prevedere amore e affetto, ma che non deve mai sottovalutare l’estrema importanza “pedagogica” della severità.
Perché, come spiega il proverbio, “panella senza mazz fann e’ figl pazz”. Indulgenza e permissività non sono riconosciute come valide in un mondo che ci vuole pronti ad affrontare anche le situazioni più dure: abituare i bambini fin da piccoli ad accettare, oltre alla carota anche il bastone, è indispensabile. Il celebre detto in verità non è conosciuto solo a Napoli e in Italia, ma risale addirittura all’Antico Testamento. Il detto conosce diverse varianti a seconda del luogo, dalla versione avellinese “Mazze e panelle fannu li figli belli, panelle senza mazze fanno li figli pacci”, a quella foggiana, “Mazze e panellë fanne li figghie bbelle, péne e ssenza mazze fanne li figghie pazze“.
Per quel che riguarda l’origine di questo proverbio, non si hanno notizie certe ma, come è ben noto, i Latini erano soliti divulgare delle massime, delle vere e proprie perle di saggezza. Il celebre proverbio latino, preso dalla Bibbia “Qui parcit virgae, odit filium suum”, potrebbe tranquillamente essere l’antenato del nostro “ Mazz’ e panell’ ”, che recita anche nella variante “Chi se sparagna ‘a mazza, nun vò bbene ‘e figlie”. Una delle ipotesi potrebbe essere dunque quella che la pratica popolare del proverbio sia l’espressione forse più autentica di una comune radice culturale: quella che, attraverso i latini, è passata nel mondo cristiano ed è arrivata fino a noi. Non dimentichiamo infatti che uno dei libri più importanti dell’Antico Testamento è quello dei “Proverbi”: ed è proprio qui, nella traduzione latina di san Girolamo conosciuta come “Vulgata”, che si riconosce l’antenato del celebre detto napoletano. “Qui parcit virgae, odit filium suum”, traduce Girolamo, suggerendo per la prima volta la massima che verrà seguita da generazioni di genitori fino ai giorni nostri. A proposito della comune radice culturale latina, ricordiamo che persino in inglese esiste una versione dello stesso proverbio: “spare the rod and spoil the child”che rappresenta la declinazione british dell’unica grande verità, quella che riconosce nell’eccessiva permissività del genitore il preludio di un figlio viziato e fragile.

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