Lo sapevate? Chi raccolse il sangue di San Gennaro dopo il martirio?

Secondo la leggenda, una pia nobildonna, Eusebia, raccolse in due ampolle il sangue del santo versato durante l’esecuzione della decapitazione. Le boccette (che divennero il tipico simbolo iconografico del Santo) furono poi consegnate al vescovo Severo durante il trasporto delle reliquie da Pozzuoli alle catacombe di Capodimonte. Secondo la tradizione, il sangue di San Gennaro si sciolse per la prima volta quando il vescovo Severo trasferì le spoglie del santo da Agro Marciano a Napoli. Per strada incontrò la pia donna con le due ampolle del sangue del santo: alla presenza della testa del santo, il sangue si sarebbe sciolto.
Lo sapevate? Chi raccolse il sangue di San Gennaro dopo il martirio?
Secondo la leggenda, una pia nobildonna, Eusebia, raccolse in due ampolle il sangue del santo versato durante l’esecuzione della decapitazione. Le boccette (che divennero il tipico simbolo iconografico del Santo) furono poi consegnate al vescovo Severo durante il trasporto delle reliquie da Pozzuoli alle catacombe di Capodimonte.
Secondo la tradizione, il sangue di San Gennaro si sciolse per la prima volta quando il vescovo Severo trasferì le spoglie del santo da Agro Marciano a Napoli. Per strada incontrò la pia donna con le due ampolle del sangue del santo: alla presenza della testa del santo, il sangue si sarebbe sciolto.
San Gennaro nacque nel III secolo d. C. a Napoli. Diventato vescovo di Benevento, si fece ben presto amare da tutta la comunità, cristiana e pagana. Quando decise di tornare a Napoli fu fatto arrestare dal proconsole che lo condannò a morte.
Le spoglie di San Gennaro furono sistemate a Pozzuoli e dopo circa cento anni furono trasferite nelle catacombe di Capodimonte. Durante questo spostamento il suo sangue, conservato in due ampolle di vetro, si sciolse per un rito che va avanti ancora oggi.
Nel 1389 ci fu una grande processione per assistere al miracolo: il liquido contenuto nelle ampolle si sciolse “come se fosse uscito dal corpo del santo lo stesso giorno“.
Oggi le due ampolle sono conservate all’interno di una teca che si trova nel Duomo di Napoli. Una curiosità nella curiosità: una delle due ampolle contiene meno sangue perché Carlo III di Borbone ne prelevò una parte per portarlo con sé in Spagna. Tre volte l’anno, durante una solenne cerimonia i fedeli accorrono per assistere alla liquefazione del sangue di San Gennaro.
Il sangue si scioglie il 19 settembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio e il 16 dicembre. Il miracolo si verifica a Napoli e, quasi contemporaneamente, nella chiesa di San Gennaro alla Solfatara di Pozzuoli, sulla pietra su cui fu decapitato il Santo.
San Gennaro subì il martirio perché non rinunciò alla fede cristiana. Il suo martirio avviene all’inizio del IV secolo d.C., all’epoca di Diocleziano, uno degli imperatori che più ferocemente perseguitò i Cristiani.
San Gennaro si recò a Pozzuoli per andare a trovare il diacono Sossio (o Sosso), incarcerato dal proconsole della Campania Dragonio perché guida della comunità dei Cristiani nell’area dei Campi Flegrei.
San Gennaro andò da Sossio con Desiderio e Festo e tutti furono incarcerati e condannati a essere sbranati dagli orsi. Le fonti raccontano che le bestie si mostrarono mansuete e anche a causa della simpatia che il popolo provava nei confronti dei prigionieri, il proconsole Dragonio li fece decapitare.
La tradizione, tra popolare e religioso, presenta un’ulteriore versione: il supplizio venne mutato perché le fiere si sarebbero inginocchiate dinanzi ai condannati dopo una benedizione di Gennaro. A questo punto dopo aver provato a farli morire con le stufe di Solfatara (delle fornaci ardenti), ma senza risultati, i condannati vennero decapitati.
Secondo una recente ricerca seguita dal Vaticano si considera che San Gennaro sia il santo più amato del pianeta con svariati milioni di fedeli al suo seguito. Per San Gennaro i napoletani nutrono un affetto che va ben oltre il devozionale, molti infatti si rivolgono a lui quasi fosse uno di famiglia.
Gennaro non è il nome del santo ma il suo cognome, che all’epoca veniva chiamato “gentilizio”. “Gennaro” deriva infatti da “Ianuarius”, un appellativo che veniva dato a coloro che nascevano nel mese di Gennaio. Il nome vero di San Gennaro è probabilmente Procolo (o, come riportano altre fonti, Publio Fausto Gennario). Gennaro discendeva dalla famiglia gentilizia della gens Januaria, che durante l’era pagana era dedita al culto del bifronte dio Giano
Sono numerosissime le curiosità legate a San Gennaro. In molti ignorano anche che il santo più amato dai napoletani deve condividere il ruolo di patrono della città con ben altri 52 santi.
Le sue spoglie furono trafugate attorno l’831 e portate a Benevento. Nel XII secolo furono traslate nel santuario di Montevergine, ad Avellino, ma qui era praticato il culto di Mamma Schiavona e i resti del santo furono presto dimenticati. Nel 1497 il corpo di san Gennaro fu solennemente traslato a Napoli, nel Duomo, dove si trova tuttora.
Nel 1933 Maria Josè, moglie di Umberto II di Savoia, si trovò a visitare la Cappella di San Gennaro in forma privata e non avendo portato con sé nulla da donare, si sfilò l’anello che indossava offrendolo al Santo. Questo dono regale trova ora posto sulla collana, uno dei gioielli più preziosi esistenti al mondo. Per costruirla nel 1679 vennero utilizzare tredici grosse maglie in oro massiccio al quale sono appese croci tempestate di zaffiri e smeraldi.

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