I Giardini Reali della Reggia di Caserta, una bellezza straordinaria tra cascate e fontane settecentesche

È uno dei luoghi più incantevoli della Campania. Il Parco Reale della Reggia di Caserta si estende per ben 120 ettari, con una lunghezza di circa 3 km. Un lungo passeggiare che vi farà bene non solo alla circolazione ma anche allo spirito. Perché prima che un piacere della vista, il parco è un diletto per l’anima, tale la sua armoniosa bellezza.
I Giardini Reali della Reggia di Caserta, una bellezza straordinaria tra cascate e fontane settecentesche.
È uno dei luoghi più incantevoli della Campania. Il Parco Reale della Reggia di Caserta si estende per ben 120 ettari, con una lunghezza di circa 3 km. Un lungo passeggiare che vi farà bene non solo alla circolazione ma anche allo spirito. Perché prima che un piacere della vista, il parco è un diletto per l’anima, tale la sua armoniosa bellezza.
Nessuno ha dubbi sul fatto che sia uno dei giardini reali più belli del mondo, forse anche uno dei più famosi. Così come il Palazzo, il Parco Reale della Reggia di Caserta deve le sue origini a Luigi Vanvitelli e a suo figlio Carlo: fu realizzato su ordine di re Carlo di Borbone e del suo giovanissimo successore Ferdinando IV. Il progetto fa interagire modelli rinascimentali italiani con soluzioni di stampo francese. L’asse centrale, costituito dalla Via d’Acqua completa il cosiddetto “effetto cannocchiale” del porticato del Palazzo Reale, congiungendo idealmente la Reggia a Napoli, tramite quello che oggi è Viale Carlo III. Protagonista assoluta del progetto vanvitelliano, l’acqua giunge al Parco grazie ai 38 chilometri di canalizzazioni dell’Acquedotto Carolino.
I 76 ettari del Bosco di San Silvestro e i 23 del Giardino Inglese completano un sistema paesaggistico tra i più suggestivi del mondo. Nel 1773, alla morte di Luigi Vanvitelli, solo la parte pianeggiante del Parco era prossima alla sua ultimazione. Il Complesso fu completato da suo figlio Carlo con importanti modifiche rispetto al progetto d’origine. Le ristrettezze economiche dei decenni successivi alla partenza di re Carlo per la Spagna rallentarono notevolmente la realizzazione del parco, costringendo Vanvitelli padre e figlio a ridimensionare l’ambizioso progetto originario. Secondo quest’ultimo, il Parco Reale doveva essere animato da diciannove fontane. Partendo dal Palazzo Reale, dovevano disporsi sui lati corti due giardini pensili dedicati a Flora e a Zefiro, con al centro fontane di forma ottagonale. Verso est, doveva svilupparsi un’area di prato con le fontane di Amore e Psiche, o ancora di Narciso ed Eco. Verso ovest, nei pressi del Bosco Vecchio, doveva situarsi un giardino all’italiana completato da un aranceto. Al centro, il vasto parterre concluso dal “teatro circolare”, doveva ospitare la Fontana dei Fiumi Reali e altre quattro fontane minori.
Le modifiche attuate da Carlo Vanvitelli rispetto al progetto iniziale seppero però mantenere lo spirito del disegno paterno, condensando nel verde e nel marmo gli elementi tipici del giardino barocco: la teatralità, l’illusione, la meraviglia e l’incanto dei sensi. Altre modifiche avvennero in seguito all’Occupazione francese, e in particolare nel 1818, quando si intervenne con forza nell’area del Bosco Vecchio. Oggi i giardini, accanto ovviamente alla Reggia a cui appartengono, sono tra i siti più visitati della Campania. È una passeggiata indimenticabile quella che si fa nei viali lussureggianti del Parco, la grande cascata è una delizia per gli occhi, le statue riflettono una bellezza senza tempo, il suono armonioso dell’acqua accompagna dolcemente il cammino. Ci sono delle navette che percorrono l’intero parco, ma il consiglio è quello di passeggiare per non perdersi nemmeno un dettaglio di questo luogo così armonioso. Un’esperienza dello spirito prima ancora che del corpo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA