A spasso tra le bancarelle della Pignasecca: suoni e colori del mercato più antico di Napoli
Si narra che il nome Pignasecca, quello del più antico mercato di Napoli, derivi da un vecchio pino che nel ‘500 si ergeva nella zona. Intorno a questo pino, in dialetto pigna, si raccolgono leggende che coinvolgono delle gazze ladre e l’Arcivescovo di quel tempo. Quanto ci sarà di vero?
A spasso tra le bancarelle della Pignasecca: suoni e colori del mercato più antico di Napoli.
Si narra che il nome Pignasecca, quello del più antico mercato di Napoli, derivi da un vecchio pino che nel ‘500 si ergeva nella zona. Intorno a questo pino, in dialetto pigna, si raccolgono leggende che coinvolgono delle gazze ladre e l’Arcivescovo di quel tempo. Quanto ci sarà di vero?
I mercati rionali di Napoli costituiscono un patrimonio di storie e tradizioni unico e prezioso. Passeggiare tra i banchi degli ambulanti che si sporgono carichi di cibo, abiti, e varie, tra la folla di gente accalcata, gustare gli odori, le voci, è assaporare quella traccia di antico che rende unico un luogo. Tra i più belli e caratteristici, caotici e variopinti c’è il mercato della Pignasecca, il più antico delle aree mercatali all’aperto napoletane. Sorge a ridosso della centralissima via Toledo, e seppur un tempo rappresentava la parte rurale fuori dalle mura della città, oggi è considerato a pieno titolo parte del centro storico.
Il pittoresco nome di via Pignasecca affonda le sue radici nel lontano ‘500. Due versioni fanno risalire questo nome alla presenza di un pino che seccò, in un alternarsi di storia e leggenda. Secondo quanto si narra, la zona sorgeva fuori dalle mura cittadine e era costituita da orti e i napoletani la chiamavano Biancomangia. Tutto ciò fino a quando la Municipalità per volere di Don Pedro de Toledo espropriò i campi per costruirvi via Toledo, con l’intento di creare una via di comunicazione diretta con il mare.
A quella decisione sopravvisse un solo pino – in dialetto pigna. Sui rami dell’albero nidificarono delle gazze che vi nascondevano oggetti preziosi che sottraevano dalle abitazioni vicine, finché gli abitanti della zona infastiditi non le allontanarono. In risposta a ciò il pino gradualmente seccò, da qui il nome Pignasecca. Una seconda versione, invece, narra che fu l’Arcivescovo del tempo, stanco delle continue lamentele dei residenti per i furti delle gazze che emise una scomunica contro ignoti ladri, inchiodando la bolla a un tronco e quando la refurtiva fu ritrovata sulla cima a essere scomunicato fu lo stesso Arcivescovo. Qualche tempo dopo questo episodio, il pino seccò e la popolazione cominciò a chiamare Pignasecca il luogo che era stato Biancomangia.
Come tutti i mercati popolari e antichi, fare una camminata tra le strade della zona, è come fare un salto nel passato. Una enclave che resiste ai richiami del moderno, gelosa custode di abitudini e modi di fare che si perdono nei secoli addietro. Colori, profumi e suoni autentici che non si piegano all’afflusso sempre più numeroso di turisti. A due passi da quella che è diventata una delle vie più turistiche di Napoli, via Toledo, dove la città sembra essere tutta messa in vendita, sempre più uguale alle altre metropoli europee, la Pignasecca resta fedele alla sua vocazione e avvolge chiunque con il calore e l’ospitalità tipiche di una certa Napoli.
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