A Napoli c’è il Pessoa Luna Park, dove si gioca molto seriamente
Quando il luna park si fa seriamente divertente, e giochi e attrazioni parlano di creatività, arte, ambiente e inclusione, il nome è uno solo: Pessoa Luna Park, progetto culturale itinerante che ha fatto tappa in città, al Parco dei Quartieri Spagnoli. Avete tempo fino al 16 ottobre, poi il luna park continuerà il suo tour. Ma cos’è esattamente questo Pessoa Luna Park? Ce lo facciamo raccontare da Azzurra Galeota, una delle co-fondatrici del progetto.
A Napoli c’è il Pessoa Luna Park, dove si gioca molto seriamente.
Quando il luna park si fa seriamente divertente, e giochi e attrazioni parlano di creatività, arte, ambiente e inclusione, il nome è uno solo: Pessoa Luna Park, progetto culturale itinerante che ha fatto tappa in città, al Parco dei Quartieri Spagnoli. Avete tempo fino al 16 ottobre, poi il luna park continuerà il suo tour. Ma cos’è esattamente questo Pessoa Luna Park? Ce lo facciamo raccontare da Azzurra Galeota, una delle co-fondatrici del progetto.
È arrivato in città a settembre, con le sue luci colorate e le sue imperdibili attrazioni, e questa sarà l’ultima settimana per il Pessoa Luna Park, un progetto itinerante che crede nel gioco come strumento di crescita sociale e culturale e nel divertimento come veicolo di apprendimento. Non crediate dunque di trovarvi nel solito luna park. Tutto qui, dai giochi agli stand di cibo, parla un linguaggio diverso. Al Pessoa Luna Park, ideato e realizzato dal collettivo Pessoa (co-fondato da Grazia Scognamiglio, Azzurra Galeota, Valeria Lo Schiavo, Martina Apicella, Valentina Galeota, Roberto Di Capua), si respira un’aria diversa, che sa di promozione territoriale, di cura dell’ambiente, di rispetto delle differenze, di linguaggi dell’arte.
E il discorso non è rivolto solo ai più piccoli, ma anche a chi li accompagna, perché nella vita non bisogna smettere mai di imparare.
Curiosi? Be’ parliamone con chi, insieme al resto del Collettivo Pessoa, questo luna park lo ha immaginato e realizzato, Azzurra Galeota.
Un luna park insolito. Partiamo dal nome: Pessoa Luna Park. Perché Pessoa, il grande scrittore portoghese, qual è la relazione?
“Il primo shock in cui si inciampa, quando si incontra il Pessoa Luna Park, è proprio il legame con il grande poeta portoghese. Fernando Pessoa, tra l’altro è noto ai più per la sua grande opera sull’inquietudine. E cosa c’entra un luna park con un poeta inquieto sempre ben vestito e dall’aria un po’ triste? Il nostro è un luna park capovolto, un grosso inganno che segue una logica opposta rispetto a quella dell’intrattenimento classico. Per noi il gioco e la leggerezza sono l’esca per parlare a chiunque, con un linguaggio stratificato ma sempre riconoscibile, di questioni urgenti come l’inclusione, i diritti civili, il cambiamento climatico. Il progetto Pessoa parte da un amore per le sue opere e per le sue personalità plurime, se lui era “Un baule pieno di gente” ci piace pensare che un luna park che porta il suo nome sia capace della stessa accoglienza e soprattutto della stessa diversità”.
Altro fatto insolito: un luna park senza grandi giostre, senza montagne russe e navi che si capovolgono. Un luogo certamente dedicato al gioco e all’entertainment, ma in una chiave diversa e molto, molto originale. Ci dici qualcosa su questo?
“Sì, come dicevo per noi il gioco, le interazioni e l’apparente leggerezza sono solo un’esca. Uno degli scopi principali dei nostri interventi è trasformare gli spazi dimenticati delle città in piccole utopie e dimostrare con i fatti che anche in tempi lampo si possono fare grandi cose. In più, pensiamo che ci sia un grande fraintendimento storico a proposito della cultura: si tende a pensare sempre che un progetto culturale debba restare fisso in una postura seriosa e un po’ rigida. Per noi è l’esatto opposto, ogni progetto culturale – così come per la poesia – deve avere un ritmo costruito ad arte perché funzioni e perché colpisca l’attenzione del suo pubblico. Per me funziona al contrario. Se io decido di parlare ai miei quattro amici posso certamente restare criptica, perdermi in infinite digressioni che loro certamente capiranno, ma quando si vuole parlare a un pubblico eterogeneo con la reale intenzione di farsi capire bisogna lavorare sugli strumenti comunicativi. È per questo che abbiamo messo su tutte le nostre installazioni di gioco e il sistema dei gettoni stampati in 3D. Sono oggetti che tutte le persone riconoscono immediatamente, sia i gettoni che i giochi, ma dopo qualche minuto si trovano costretti a “ri-significarli” e quindi a farsi qualche domanda in più. Il nostro luna park un po’ freak è questo: un luogo in cui tutti si riconoscono immediatamente e si sentono accolti, uno spazio in cui veicoliamo messaggi complessi attraverso strumenti più comprensibili. Molto spesso il limite alla conoscenza è solo la paura e noi abbiamo deciso di partire da quello”.
E ora, parliamo di come è nato il progetto, e di cosa ha di speciale il Pessoa Luna Park. Quello che mi è piaciuto moltissimo è il fatto che si presenti come luogo/evento con una forte connotazione ambientalista.
“Sì, è un luna park eco-friendly che pone al centro di tutto il benessere, la circolarità, il rispetto degli altri e dell’ambiente in maniera piuttosto trasversale. La Fatteria Nerd, quella che un tempo si chiamava semplicemente fablab, è uno spazio di produzione, stampa 3D e riparazione: è proprio lì che progettiamo le nostre installazioni con materiali di recupero – comprese le insegne che fanno brillare lo spazio – e le marchette giuste, i gettoni del nostro luna park. Da poco abbiamo acquistato due macchine che ci permettono di trasformare i rifiuti plastici in nuovi oggetti. Quando parliamo di “fare la marchetta giusta” non ci riferiamo solo al nostro gettone, ma alla possibilità di aderire a un sistema virtuoso e circolare che trasforma la “munnezza” in bellezza e ricchezza, come recita uno dei poster realizzati insieme a Roxy In The Box per questa tappa napoletana”.
Il Pessoa Luna Park si trova in un luogo bellissimo di Napoli, il parco dei Quartieri Spagnoli, un’area a metà tra la città alta e quella bassa ed è un manifesto, oserei dire, della creatività e dell’audacia. Raccontaci della collaborazione con l’artista napoletana Roxy in the Box, autrice di Ricchioners e della Biliardina Trans, due delle attrazioni/installazioni artistiche che rendono questo posto così unico e divertente.
“Siamo piombate nell’atelier di Roxy qualche anno fa ed è stata subito una folgorazione. L’innamoramento si è presto trasformato in amore e l’anno scorso abbiamo realizzato la nostra prima opera insieme: la Biliardina. Un calcio balilla che di classico ha solo la forma e il meccanismo di gioco. Nella Biliardina ci sono in campo 22 donne straordinarie, tutte diverse nella forma e nell’aspetto, ma ognuna gioca accanto all’altra poggiando sullo stesso piedistallo. Il secondo progetto è un po’ l’evoluzione del primo. Si tratta della Biliardina Trans: un vecchio biliardino nato maschio che abbiamo deciso di trasformare in femmina con un’operazione chirurgico-culturale. Accanto al tavolo da gioco, passa in loop l’intervista a Sara Carbone, una donna trans di successo che parla della sua transizione. E poi l’ultimo arrivato è Ricchioners, un’installazione che Roxy ha voluto realizzare dopo aver letto il mio testo “Ricchioners”. Quel testo adesso si è trasformato in un baraccone da luna park a strisce bianche e azzurre tappezzato di lattine con delle orecchie disegnate da Roxy e da un “recchiometro”: un gioco di forza ribaltato in cui più sei forte più sei ricchioners! Pessoa Luna Park è un progetto itinerante, continuamente in evoluzione, ma siamo certe che questa collaborazione con Roxy durerà a lungo”.
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