Due passi nel Cavone, cuore multietnico di Napoli, in equilibrio tra tradizioni e usanze differenti

Curiosi di scoprire come è la Napoli popolare di oggi? La Napoli dei vicoli e delle strade brulicanti e chiassose, alle prese con le sfide di una modernità problematica che vede nell’integrazione e convivenza tra etnie diverse il suo tallone d’Achille?
Due passi nel Cavone, cuore multietnico di Napoli, in equilibrio tra tradizioni e usanze differenti.
Curiosi di scoprire come è la Napoli popolare di oggi? La Napoli dei vicoli e delle strade brulicanti e chiassose, alle prese con le sfide di una modernità problematica che vede nell’integrazione e convivenza tra etnie diverse il suo tallone d’Achille?
Allora, il Cavone è un esempio perfetto. Via Francesco Saverio Correra, il nome della strada che viene chiamata “ ‘O Cavone”, è un’arteria centralissima, a pochi passi da piazza Dante. Larga poco più di un vico, ha di questo tutti i colori e i rumori. La via sembra affogare tra i vecchi palazzi, l’uno diverso dall’altro, dando vita a geometrie architettoniche particolari. Non manca nulla della Napoli oleografica: i panni stesi ai balconi da un lato all’altro dei malconci edifici, i bassi e le piccole botteghe che vendono di tutto.
Solo che al Cavone, da un paio di decenni a questa parte, è quasi più facile incontrare un extracomunitario che un napoletano. È qui infatti che si è insediata una fra le più numerose comunità straniere, quella proveniente dallo Sri Lanka, in bilico tra integrazione e isolamento, voglia di adattamento e forte aderenza alle radici. La grandissima maggioranza dei singalesi vive nei bassi, abitazioni fronte strada, spesso piccolissime e buie, arredate con poco e sovraffollate. Per la via, a segno inconfutabile del numero elevato di presenze, sono tantissimi i manifesti scritti in cingalese e ormai le botteghe gestite dai singalesi stanno per superare le salumerie nostrane. Per questo motivo, il Cavone in uno spazio così piccolo, ci consente di osservare le dinamiche di integrazione tra popoli diversi. Ai colori, ai suoni e ai profumi della classica Napoli popolare, si aggiungono e sovrappongono quelli di una comunità altrettanto colorata, popolare, molto pacifica e rispettosa.
È interessante percorrere questa strada tenendo bene gli occhi aperti sul mondo circostante. Ci si trova, qui come in altre zone di Napoli, in un vero e proprio laboratorio sociologico, luogo di quotidiana sperimentazione della convivenza e amalgama tra culture e usi diversi. Da un basso si sente la lingua sconosciuta di un televisore che trasmette da un canale lontano, insieme all’odore pregnante di curry e cipolla mentre dal balconcino di sopra, la voce di un neomelodico napoletano si diffonde lungo tutta la via. Facce dagli occhi nerissimi e capelli carbone si mescolano alla pelle chiara dei ragazzini del quartiere.
Le due comunità coabitano gli spazi senza problemi, anche perché i singalesi si sono adattati perfettamente, guadagnandosi la tolleranza dei napoletani. La strada di una vera integrazione è ancora lunga, ma i più giovani, i ragazzi che frequentano le scuole hanno già abbattuto ogni barriera e mostrano a tutti un bellissimo esempio di convivenza serena tra popoli diversi.

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