Accadde oggi: 4 gennaio 2015, muore Pino Daniele, voce e anima “blues” di Napoli

Il 4 gennaio 2015 moriva Pino Daniele. Sono passati ormai sette anni dalla tragica scomparsa del cantautore napoletano amato e ascoltato in tutta Italia. Pino Daniele fu stroncato da un infarto, che se lo portò via a soli a 59 anni. Una notizia che sconvolse tutti, ma soprattutto Napoli, la sua città, di cui è stato una delle voci più influenti e profonde con la musica blues mescolata alla lingua partenopea. Un mix che diede vita a capolavori come “Je so’ pazzo”, “‘Na tazzulella ‘e caffè” e soprattutto “Napule è”, vero e proprio inno della città all’ombra del Vesuvio.
Accadde oggi: 4 gennaio 2015, muore Pino Daniele, voce e anima “blues” di Napoli.
Il 4 gennaio 2015 moriva Pino Daniele. Sono passati ormai sette anni dalla tragica scomparsa del cantautore napoletano amato e ascoltato in tutta Italia.
Pino Daniele fu stroncato da un infarto, che se lo portò via a soli a 59 anni.
Una notizia che sconvolse tutti, ma soprattutto Napoli, la sua città, di cui è stato una delle voci più influenti e profonde con la musica blues mescolata alla lingua partenopea.
Un mix che diede vita a capolavori come “Je so’ pazzo”, “‘Na tazzulella ‘e caffè” e soprattutto “Napule è”, vero e proprio inno della città all’ombra del Vesuvio.
Pino Daniele, all’anagrafe Giuseppe Daniele (Napoli, 19 marzo 1955 – Roma, 4 gennaio 2015), nacque come chitarrista di formazione blues. A cavallo degli anni settanta e ottanta, è stato uno dei musicisti più innovativi del panorama italiano. In oltre quarant’anni di carriera ha collaborato con numerosi artisti di prestigio tra i quali: Franco Battiato, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Ralph Towner, Yellowjackets, Mike Mainieri, Claudio Baglioni, Danilo Rea e Mel Collins. Nel corso degli anni ha presenziato e suonato in molti palcoscenici di rilievo come al Festival di Varadero a Cuba e al teatro Olympia di Parigi. Tra le sue varie esibizioni dal vivo, annovera, inoltre, collaborazioni con artisti di fama internazionale come Pat Metheny, Eric Clapton, Chick Corea, Robert Randolph, Bob Berg e Joe Bonamassa.
La sua tecnica strumentale e compositiva è stata influenzata dalla musica rock, dal jazz di Louis Armstrong, dal chitarrista George Benson e soprattutto dal blues, in una sintesi fra elementi musicali e linguistici assai differenti, interpretati con vena del tutto personale e creativa. La sua passione per i più svariati generi musicali (da Elvis Presley a Roberto Murolo) ha dato origine a un nuovo stile da lui stesso denominato “tarumbò”, a indicare la mescolanza di tarantella e blues, assunti come emblema delle rispettive culture di appartenenza.
La sera del 4 gennaio 2015, da tempo sofferente di seri problemi cardiaci, fu colto da un infarto nella sua villa, un podere isolato nelle campagne tra i comuni di Magliano in Toscana e Orbetello. Arrivato all’ospedale Sant’Eugenio di Roma, dopo vani tentativi di rianimazione, venne dichiarato deceduto alle 22:45.
La sua scomparsa ha provocato forti risposte emotive soprattutto a Napoli, dove una folla di circa 100 000 persone si è riunita in Piazza del Plebiscito la sera del 6 gennaio per commemorarlo cantando le sue canzoni. I funerali si sono svolti in due tappe distinte: la mattina del 7 gennaio 2015 al Santuario della Madonna del Divino Amore a Roma e la sera in Piazza del Plebiscito nella sua città natale, con una cerimonia svolta all’aperto officiata dal Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe a cui hanno partecipato circa centomila persone.
Dal 12 al 22 gennaio 2015, l’urna contenente le ceneri di Pino Daniele è stata esposta nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino a Napoli, per consentire alla città di rendere omaggio all’artista scomparso. L’urna è stata successivamente trasferita nel cimitero di Magliano in Toscana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA