Lo sapevate? Per più di due secoli il Maschio Angioino versò nel più completo degrado e abbandono

Il Maschio Angioino (o Castel Nuovo) è uno dei simboli della città di Napoli. Per circa due secoli intorno gli vennero addossati edifici e costruzioni più o meno abusivi, per poi versare nel degrado e nell'abbandono. Successivamente cominciarono i lavori di ripulitura.
Lo sapevate? Per più di due secoli il Maschio Angioino versò nel più completo degrado e abbandono.
Il Maschio Angioino (o Castel Nuovo) è uno dei simboli della città di Napoli. Per circa due secoli intorno gli vennero addossati edifici e costruzioni più o meno abusivi, per poi versare nel degrado e nell’abbandono. Successivamente cominciarono i lavori di ripulitura.
Fu costruito dagli Angiò. Il Castello durante il Regno di Roberto D’Angiò era un vero e proprio centro delle arti e della letteratura. Con Alfonso I continuò a svolgere la sua funzione residenziale.
Gli aragonesi lo adattarono militarmente alle nuove esigenze belliche. Durante il periodo vicereale (1503-1734), la strutture fu adibita a uso prettamente militare. Con l’avvento di Carlo III di Borbone della residenza reale rimase ben poco. Nei secoli la struttura ha inglobato numerosi edifici e capannoni e solo con l’intervento di risanamento di Vittorio Emanuele III si riportarono alla luce i vecchi bastioni quattrocenteschi. All’inizio del Novecento fu sgomberata la piazza di fronte al Castello e altre strutture abusive e furono creati i giardini come li conosciamo oggi.
La costruzione del Maschio Angioino iniziò nel 1279, sotto il regno di Carlo I d’Angiò, su un progetto disegnato dall’architetto francese Pierre de Chaule.
Il castello domina in modo scenografico piazza Municipio e attualmente è sede della Società napoletana di storia patria, del Comitato di Napoli dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e anche anche del Museo Civico. Fu residenza reale e fortezza. Fin dall’inizio esso venne chiamato “Castrum Novum” per distinguerlo da raccoforti più antiche come quella dell’Ovo e Capuano.
La costruzione grazie a Carlo I d’Angiò, che nel 1266, dopo aver sconfitto gli Svevi, salì al trono di Sicilia e spostò la capitale da Palermo a Napoli.
Con l’ascesa al trono di Roberto il Saggio, nel 1309, il castello, fu ristrutturato e ampliato, e soprattutto divenne un centro di cultura frequentato da artisti e letterati del calibro di Giotto, Petrarca e Boccaccio. Dopo il periodo degli Angioini arrivarono gli Aragonesi che come i predecessori predecessori, sistemarono qui la dimora reale, facendo innalzare il grandioso Arco di Trionfo per celebrare il vittorioso ingresso nella città di Napoli.
Con gli Aragonesi il castello-palazzo diventa fortezza, adeguata alle nuove esigenze belliche. La struttura della costruzione diventa più massiccia.
Alla fine del XV secolo i Francesi subentrarono agli Aragonesi; poi i viceré spagnoli ed austriaci, in questi periodi e sino alla fine del XIX secolo la struttura subì ulteriori modifiche.
In epoca moderna si arrivò pertanto ad avere un castello in forte stato di degrado e abbandono, le facciate esterne erano state completamente inglobate tra i residui delle vecchie costruzioni, con fabbricati ed altri edifici sorti tra la fine del XVII secolo e la fine del XVIII secolo. Le merlature erano praticamente sparite e le finestre del XIV e XV secolo erano state rimaneggiate fino a perdere qualsiasi caratteristica medievale e rinascimentale. Agli inizi del Novecento si decise quindi di recuperare il castello, liberarlo dagli abusivismi e dai capannoni e farlo tornare, almeno per quanto riguarda le facciate esterne al XV secolo.
Nel primo ventennio del XX secolo iniziarono i lavori di isolamento del castello dalle costruzioni vicine: questo intervento per il riconoscimento del valore storico e monumentale della fortezza. Anche il grande spazio attiguo venne sensibilmente modificato e migliorato.
Quando cominciarono i lavori il castello era in forte stato di degrado, le facciate esterne erano state completamente inglobate tra i residui delle casematte vicereali, fabbricati ed altri edifici sorti tra la fine del XVII secolo e la fine del XVIII secolo. Le merlature erano pressoché sparite e le finestre del XIV e XV secolo erano state rimaneggiate fino a perdere qualsiasi caratteristica medievale e rinascimentale. Ciò che caratterizzava il castello erano dunque degrado e abbandono. Agli inizi del Novecento si decise quindi di recuperare il castello, liberarlo dagli abusivismi e dai capannoni e farlo tornare, almeno per quanto riguarda le facciate esterne al XV secolo, la documentazione iconografica di riferimento furono la Tavola Strozzi, le miniature del Ferraiolo (fine XV secolo) e le raffigurazioni del golfo di Napoli agli inizi del XVI secolo. Agli inizi del Novecento vennero abbattuti tutti gli edifici sorti ammassati sul castello, recuperando un ampio spazio e facendo tornare a vista le antiche mura medievali. Fu abbattuto l’ala-caserma voluta sotto i Borbone e riemersero anche qui le mura quattrocentesche. Ottenuto finalmente dallo Stato l’intero castello a scopi civili, i lavori cominciarono nel 1923 e interessarono anche le fabbriche e i capannoni costruiti a ridosso della piazza in luogo dei demoliti bastioni: già l’anno successivo tutti i vari edifici furono eliminati e fu creata la spianata dove furono realizzati dei giardini sul lato dell’odierna via Vittorio Emanuele III.
Negli anni Venti fu realizzata l’ampia fascia di aiuole che costeggiò il Maschio Angioino fino alla fine del XX secolo: nei primi mesi del 1921 il conte Pietro Municchi, ingegnere allora assessore al decoro urbano, presentò al Consiglio Comunale la proposta dell’isolamento del Castel Nuovo. I lavori relativi al restauro del castello, che eliminarono le molte aggiunte nel tempo, durarono fino al 1939. Durante questi lavori furono necessari anche dei lavori di ripulitura e restauro che eliminarono gli edifici sorti fra XVII e XIX secolo a ridosso del castello e riuscirono a restituire al castello parte del suo stile ormai perduto. Negli anni ’40 il castello appariva all’esterno in stile totalmente medievale, furono riaperte le finestre crociate murate, le merlature erano state recuperate. Sebbene lodevoli questa campagna di restauri non riuscì a recuperare lo stile Angioino e Aragonese anche nel cortile interno.

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