Detti e modi di dire napoletani: “Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja”

Andiamo a vedere il significato di questo modo di dire reso così celebre dalla canzone di Pino Daniele.
Detti e modi di dire napoletani: “Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja”.
Andiamo a vedere il significato di questo modo di dire reso così celebre dalla canzone di Pino Daniele.
Anche il dialetto napoletano sa essere tagliente e incisivo, sicuramente unico. Un dialetto che da qualche anno è stato riconosciuto come una lingua, tanto da essere riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio per l’intera umanità. O meglio, ‘O nnapulitano, quello di Napoli e dintorni per intenderci, resta un dialetto. Per lingua Napoletana, invece, si intende l’insieme di dialetti parlati nei territori che costituivano il Regno Delle Due Sicilie.
Dialetto o lingua che sia ‘O nnapulitano resta la parlata italica più esportata e conosciuto al mondo, una delle caratteristiche principali dell’essere partenopei.
Grandi nomi della lirica come Enrico Caruso, Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti, Placido Domingo, José Carreras e Andrea Bocelli hanno portato il Napoletano in giro per il mondo, calcando i più importanti palcoscenici.
La parlata Napoletana è piena di termini ed espressioni colorite e simpatiche, che esprimono in una parola o in una breve frase un concetto particolarmente scomodo o sarcastico.
Le mille varianti dell’espressione “Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja” sono un classico in Italia. Letteralmente questa frase, portata alla notorietà anche grazie alla canzone di Pino Daniele “O Scarrafone”, vuol dire “Ogni scarafaggio è bello agli occhi della madre”.
Chiunque, infatti, anche quelli più brutti e poco attraenti, appaiono belli agli occhi della propria madre, che li guarda con gli occhi dell’amore. Una prassi molto mediterranea, gli italiani del sud infatti sono sempre stati visti come molto “mammoni”. Questo modo di dire è stato reso accessibile anche a chi non parla il dialetto napoletano proprio dalla canzone del grande artista partenopeo.
L’espressione ha origini polari e molto antiche. Protagonista del detto è lo scarrafone, scarafaggio come detto, un insetto nominato il più delle volte per evocare un’immagine di disgusto e ribrezzo. Scarafaggio trova le sue radici nel latino scarafaius e greco kárabos; secondo alcuni studi, il corrispondente scarrafone napoletano, invece, deriverebbe dal latino crabone, calabrone. Nonostante questo insetto faccia provare ribrezzo una mamma, vede bello, il proprio figlio, nonostante sia uno scarrafone.
Questa espressione viene usata anche in altre zone della Campania spesso in riferimento a una una persona che in una conversazione loda qualcuno che conosce, esaltandone in modo sproporzionato le bellezze, che gli altri però, non vedono.

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