Il mistero dello scarabeo inciso nelle rocce del Sinis: simbolo sacro o falso d’autore?

Che si tratti di un incisione preistorica o di un falso storico, resta comunque un'opera interessante da vedere.
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Siamo all’estremo nord della Penisola del Sinis, nel tratto di costa tra “Su Crastu Biancu” e “Scab’e Sai” a pochi minuti a piedi dalla spiaggia, nel territorio di San Vero Milis. Qui, dalla roccia in arenaria calcarea, affiora un’incisione raffigurante uno scarabeo, il cui asse è perfettamente orientato all’alba e al tramonto degli equinozi.
Analizzandola da un punto di vista zoologico, è evidente che, sebbene assomigli a uno scarabeo sardo, la testa presenta alcuni tratti inesistenti in natura. Questo rende lo scarabeo non una riproduzione fedele, ma un’opera d’arte, forse ispirata agli amuleti sigillo egizi. L’incisione può essere messa in relazione con altri reperti sardi simili, tra cui: i sigilli di Tzricotu di Cabras; la pietra di Santa Caterina di Pittinuri di Cuglieri; S’Urbale, la cosiddetta “barchetta” di Teti; il coccio del Nuraghe Alvu di Pozzomaggiore; la pietra del Nuraghe Arbori, con trascrizione di Pietro Lutzu; la pietra di Terralba; la mano fittile rinvenuta nel porto di Cagliari; lo scarabeo di Santa Anastasia di Sardara.
Da varie osservazioni effettuate nel tempo, sembra che la linea centrale dello scarabeo sia orientata al sorgere e al tramontare del sole negli equinozi, mentre le antenne della testa e le zampe posteriori sono allineate con le albe e i tramonti dei solstizi d’estate e d’inverno. Questo porterebbe a ipotizzare che l’incisione possa essere anche un calendario astronomico, riferito al 21 marzo, giorno dell’allineamento ‘sacro’ e inizio della primavera.
Secondo alcuni esperti, tuttavia, l’incisione potrebbe essere un falso storico, un’opera creata di recente da un burlone per sostenere alcune teorie complottistiche archeologiche sulla Sardegna. In ogni caso, rimane un’opera interessante da osservare per chiunque si trovasse a visitare la zona. Foto di Vintage camper on the road.

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