In Sardegna esiste un paesino di 250 abitanti conosciuto come “Paese dell’arte”
Un minuscolo paese-museo a cielo aperto, divenuto famoso per arte dell'intreccio, murales e malvasia: ecco dove si trova e perché valga la pena una visita
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In Sardegna esiste un minuscolo paese che ormai da tutti è conosciuto come il paese dell’arte all’aria aperta.
Stiamo parlando di Tinnura, nella Planargia.
Perché viene associato all’arte? Basta un giretto per le sue per capirlo: le mura del paese sono coperte di meravigliosi murales che rappresentano la vita tipica sarda, antichi mestieri, maschere tradizionali e molto altro ancora.
La bellezza artistica si estende anche alle piazze, dove si possono ammirare opere di diversi artisti isolani e sculture.
Tinnura è famosa anche per la produzione artigianale di cesti in asfodelo e per la produzione della malvasia, un vino dolce che esalta i biscotti tipici della regione.
Se deciderete di allontanarvi dal piccolo villaggio, non mancate di visitare il nuraghe Tres Bias. La cultura e la bellezza artistica si fondono a Tinnura per creare un’esperienza unica nel suo genere.
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Scandalo sul nuraghe: il conduttore Federico Quaranta scala il monumento e scatena l’indignazione dei sardi

Un altro episodio che dimostra quanto poco rispetto venga spesso riservato ai beni archeologici della Sardegna.
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Non è un’impresa da ricordare, ma l’ennesimo schiaffo alla storia millenaria della Sardegna. Ieri il noto conduttore televisivo Federico Quaranta, in visita sull’isola, ha pensato bene di pubblicare sulla sua pagina Facebook una serie di foto in cui compare come improvvisato “scalatore”. Il problema? L’“ostacolo” non era una parete rocciosa, ma un nuraghe, un monumento di 3.500 anni, tra le testimonianze archeologiche più preziose del Mediterraneo.
Le immagini hanno fatto immediatamente esplodere la rabbia sui social. Centinaia di commenti indignati hanno contestato un gesto considerato irrispettoso e pericoloso, tanto per la struttura quanto per l’incolumità dello stesso conduttore. Quaranta ha risposto sostenendo di aver ottenuto un permesso, ma la giustificazione non ha convinto quasi nessuno.
A sollevare una domanda tanto semplice quanto incisiva è il creator sardo Fabrizio Bibi Pinna: «Avete mai provato a chiedere un’arrampicata sul Colosseo? O su Stonehenge? Eppure sono pietre pure quelle, ma dubito che autorizzino qualcosa di simile.» E come dargli torto? Che senso ha parlare di tutela del patrimonio se poi si permette a chiunque di trasformare un sito archeologico in un parco avventura?
A rendere la vicenda ancora più grottesca, la descrizione dello stesso Quaranta, che scrive: «La scala interna era crollata…» Peccato che nelle foto si veda, accanto a lui sulla sommità del nuraghe, anche un cane. Forse si è arrampicato pure lui? Difficile crederlo. Più facile pensare che la narrazione non corrisponda del tutto alla realtà.
Il risultato è amaro: un altro episodio che dimostra quanto poco rispetto venga spesso riservato ai beni archeologici della Sardegna, troppo spesso trattati come scenografie su cui improvvisare performance fotografiche. Un monumento nuragico non è un trampolino per influencer. È storia. È identità. È eredità collettiva. E merita protezione, non scalate in posa.
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