Alla scoperta del Parco Archeologico di Arzachena: un viaggio nel passato della Sardegna
Questa area è stata abitata da millenni, e le prove delle antiche civiltà che l'hanno occupata sono ancora ben visibili oggi. Una storia millenaria che viene raccontata da ben otto siti visitabili
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La Sardegna è una terra ricca di storia e cultura, e il Parco Archeologico di Arzachena è una delle gemme nascoste che raccontano la storia millenaria della nostra affascinante isola. Situato nel cuore della Gallura, questo parco offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nelle antiche civiltà che hanno plasmato la regione nel corso dei secoli. In questo articolo, esploreremo le meraviglie archeologiche di Arzachena e scopriremo perché questo sito è un luogo imprescindibile per gli appassionati di storia e per gli amanti della cultura.
Il Parco Archeologico di Arzachena si trova nella parte settentrionale della Sardegna ed è famoso per i suoi reperti archeologici che risalgono a diverse epoche, dalla preistoria all’epoca romana. Questa area è stata abitata da millenni, e le prove delle antiche civiltà che l’hanno occupata sono ancora ben visibili oggi. Una storia millenaria che viene raccontata da ben otto siti visitabili.
Uno dei tesori più straordinari del parco sono i nuraghi, misteriose torri di pietra risalenti all’età del bronzo (circa 1900-730 a.C.). Queste strutture megalitiche erano probabilmente utilizzate come torri di avvistamento, abitazioni o luoghi di culto.
Il Nuraghe La Prisgiona, all’interno del parco, è uno dei più ben conservati e affascinanti della Sardegna. Con le sue torri e i suoi corridoi interni, offre una visione incredibile della vita nell’antica Sardegna.
Un altro aspetto affascinante del Parco Archeologico di Arzachena sono le tombe dei giganti, conosciute anche come “tumbas de los jiantes” in lingua gallurese. Queste tombe megalitiche risalgono all’età del bronzo e sono state utilizzate per seppellire le élite dell’epoca. La Tomba dei Giganti Coddu Vecchju è una delle più impressionanti, con le sue enormi pietre tombali e il suo aspetto misterioso che cattura l’immaginazione dei visitatori.
Il Parco Archeologico di Arzachena ospita anche il Tempio Malchittu, un antico edificio sacro risalente all’età nuragica. Questo tempio è situato in un contesto paesaggistico straordinario e offre una vista mozzafiato sulla campagna circostante. È stato restaurato con cura per preservare la sua struttura originale, permettendo ai visitatori di immergersi nell’atmosfera di devozione e misticismo dei tempi antichi.
Oltre alle tracce delle civiltà nuragiche, il Parco Archeologico di Arzachena conserva anche testimonianze dell’epoca romana. Tra i resti più interessanti ci sono quelli di una villa romana, con mosaici ben conservati che rappresentano scene di vita quotidiana e mitologia romana. Questi resti ci offrono un’importante finestra sulla vita nell’antica Roma in Sardegna.
Il Parco Archeologico di Arzachena è un luogo magico dove il passato si fonde con il presente. Le testimonianze delle antiche civiltà che hanno abitato questa regione sono sorprendentemente ben conservate e offrono un’opportunità unica per esplorare la storia millenaria della Sardegna. Per gli amanti della storia e della cultura, questo sito è una tappa imperdibile durante una visita alla Sardegna. Attraverso i nuraghi, le tombe dei giganti, il Tempio Malchittu e i resti romani, il Parco Archeologico di Arzachena ci racconta una storia affascinante di civilizzazione, religione e vita quotidiana nel cuore della Gallura.
Per ultimo, ma non per importanza, il famoso “Fungo” di Arzachena. Modellato dal vento e dagli agenti atmosferici, come tante altre rocce granitiche della Gallura, è un monumento naturale e riparo per gli antichi abitanti della zona. L’ampio riparo presente al di sotto del cappello, integrato lungo i lati con massi e murature a secco, mostra i segni dell’antica frequentazione.
Domina l’abitato ed è il simbolo della cittadina: merita assolutamente una visita.
Il Fungo si trova vicino a Piazza Risorgimento, in località la Sarra, sul pendio tra le abitazioni e le recenti costruzioni di Arzachena. In lingua gallurese è conosciuto come “Monti Incappiddhatu”.
Da questo monumento naturale il luogo ebbe il suo nome in epoca romana, quando Arzachena era chiamata Turubulus Maior (fungo grande). Il monumento costituisce uno degli esempi più significativi di riutilizzo delle emergenze granitiche caratteristiche del territorio.
Non è solo una meraviglia naturale, perché la roccia fu frequentata sin dalla preistoria come riparo: qui infatti sono stati trovati materiali datati dal Neolitico (3500 a.C.) sino al periodo nuragico. Nei pressi della roccia è stato anche individuato un villaggio nuragico.
Il monumento è costituito da un masso granitico tondeggiante, sulla sommità del quale poggia un altro masso con la particolare conformazione ad ombrello (o fungo).
La combinazione dell’azione chimica e fisica degli elementi naturali ha realizzato nel corso di milioni di anni questa spettacolare forma di erosione, nota scientificamente col termine tafone, modellando il granito in maniera tale da costruire la caratteristica forma di un fungo con tanto di gambo e di cappello. Il sito è noto da tempo, grazie agli scavi archeologici che hanno dimostrato la sua frequentazione già dai tempi del Neolitico. Con l’espansione urbanistica di Arzachena il Fungo oggi risulta all’interno del centro abitato.
Le indicazioni cronologiche che riguardano i periodi di utilizzazione sono offerte dallo scavo effettuato nel 1959 nel riempimento di un crepaccio che scorre dalla sommità alla base della formazione rocciosa, e nel quale si sono distinti due livelli.
Se volete concludere in bellezza la vostra visita culturale ad Arzachena, non dimenticate di fare un salto nel centro del paese: in un moderno edificio in Via Mozart troverete infatti il Museo Civico di Arzachena , intitolato a Michele Ruzittu, famoso sostenitore dell’autonomia comunale del 1922. Grazie alle attività di studio, alla catalogazione e al recupero di migliaia di reperti e frammenti archeologici e minerali, l’esposizione non vi lascerà certamente indifferenti.
Il percorso all’interno inizia con una video presentazione della storia e della geomorfologia del territorio. Lo spazio espositivo è organizzato in tre sale principali disposte su due piani. Nella prima sala “Dal Neolitico al periodo Romano” un tavolo touch screen vi offrirà informazioni sui singoli oggetti esposti.
Nella seconda troverete studi e reperti completamente dedicati al villaggio nuragico La Prisgiona. Infine, nella terza sala, vedrete allestita una bellissima mostra mineralogica temporanea e l’esposizione di ben cento dipinti.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio
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La rinascita di Edoardo Zedda: «Mi avete cambiato la vita», la mastectomia corona il suo percorso di affermazione di genere

Edoardo Zedda, il creator transgender di Capoterra, rinasce in Turchia: la mastectomia, un passaggio verso la libertà.
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Un passo cruciale nel suo percorso di transizione è stato compiuto. Edoardo Zedda, il diciannovenne creator transgender originario di Capoterra (Cagliari), si è sottoposto con successo a un intervento di mastectomia in Turchia. L’operazione, che rappresenta la fase chirurgica per l’affermazione di genere, è andata a buon fine, regalando al giovane la sensazione di aver finalmente realizzato un sogno atteso da tempo.
Attraverso i suoi seguitissimi canali social, Edoardo ha condiviso un video post-operatorio pieno di emozione, ringraziando apertamente la clinica che, a suo dire, gli ha letteralmente “cambiato la vita”. Questo intervento si aggiunge al recente riconoscimento ufficiale da parte dello Stato Italiano, che lo aveva già dotato della sua nuova Carta d’Identità.
La storia di Edoardo è quella di una consapevolezza raggiunta dopo un lungo e doloroso percorso. Lo studente universitario, attivista e popolare tiktoker, racconta come il disagio corporeo fosse inizialmente confuso con problemi di peso, che lo avevano portato a toccare i 104 chili e, successivamente, a un rifiuto del cibo.
Il vero punto focale del suo malessere, tuttavia, era il rifiuto delle sue caratteristiche corporee femminili. A 12 anni, la scoperta della disforia di genere tramite una semplice ricerca sul web gli ha dato un nome al suo sentire.
La battaglia è stata combattuta anche in famiglia, dove ci è voluto un anno e mezzo perché i genitori accettassero il figlio. Solo l’intervento di uno psichiatra, che evidenziava l’urgenza di iniziare la transizione per evitare il rischio di perdere il figlio, ha convinto i familiari a firmare la relazione psichiatrica obbligatoria, dando il via alla terapia farmacologica a 15 anni.
Nonostante la gioia per i progressi fisici (come la ridistribuzione del grasso corporeo, la crescita della barba e il cambiamento della voce indotti dagli ormoni maschili), Edoardo ha dovuto affrontare una “valanga” di haters sul web, che sono arrivati ad augurare il cancro persino al suo fratellino. Nonostante l’odio ricevuto, il giovane non si è mai pentito di essersi esposto, anzi, incoraggia i suoi coetanei a “mettere da parte gli aspetti sociali e i pregiudizi e di pensare solo a ciò che ci fa stare bene”.
La sua visibilità non si limita ai social: Edoardo è salito sul palco del Teatro Repower di Assago tra gli interpreti principali dello spettacolo benefico «Cliché» di Italy Bares, interpretando la coscienza di una delle figlie che si sente in un corpo sbagliato – un ruolo specchio della sua vita.
In attesa della sentenza definitiva del Tribunale che dovrebbe ratificare il cambio anagrafico sul nome, Edoardo continua a studiare Giurisprudenza a Cagliari, con l’obiettivo di trasferirsi alla Statale di Milano, pur conservando un sogno nel cassetto: diventare un performer. Ma la sua vocazione di attivista e informatore resta forte, con la promessa che, se fosse un giorno Giudice, firmerebbe i documenti a tutti i transgender senza inutili burocrazie.
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