In viale Regina Margherita, a pochi passi da una piazza Costituzione mai stata così viva e frequentata dai cagliaritani, si trova uno dei ristoranti di mare più interessanti della città, Civicomare. Circa una trentina di coperti, cucina di mare con pescato del giorno e materie prime freschissime e il mare in ogni elemento della sala. “Il mare è arrivato in città”: è proprio questo il motto del locale dello chef Ivan Sanna e della maitre Daniela Melis, compagni nel lavoro e anche nella vita. Lo si intuisce nelle cime penzolanti dalle pareti, nei tavoli turchesi, nei piatti che richiamano conchiglie e telline e nel profumino di mare che arriva stuzzicante dalla cucina. 

Ivan e Daniela, da dipendenti sono diventati titolari di Civicomare. «Sette mesi fa ci è stata prospettata la possibilità di rilevare il ristorante – racconta Ivan -. Abbiamo deciso di saltare a bordo di quel treno che passa una sola volta nella vita, nonostante i rischi di una scelta di questo genere. Avevamo anche già deciso di sposarci, come poi avvenuto il 28 settembre. Ovviamente questo ha avuto delle conseguenze, come per esempio il fatto che il 5 ottobre eravamo di nuovo in ristorante a lavorare. Il nostro viaggio di nozze lo faremo in futuro, ora non vogliamo lasciare a bocca asciutta i nostri clienti per troppo tempo».

Gli sforzi di Daniela e Ivan sono stati premiati. Ora Civicomare è diventato una piccola realtà per quanti, incuriositi dalle creazioni dello chef  e dall’atmosfera del locale, vi hanno cenato almeno una volta. I segreti sono pochi e semplici: le migliori materie prime possibili, piatti gustosi e ben presentati, un servizio attento e curato e un’atmosfera intima e raccolta. “Chi dorme non piglia pesci”, detto popolare, ma che Ivan ha abbracciato alla lettera. Quasi ogni giorno lo chef si sveglia alle 3 del mattino e va personalmente ad acquistare il pesce al mercato ittico di Cagliari. «Parto sempre da un presupposto – spiega Ivan – se utilizzo una materia prima di qualità, certificata e scelta da me personalmente, vorrà dire che dovrò “solamente” cucinarla bene. Forse non ci si guadagna quanto servendo prodotti di media o bassa qualità, ma di sicuro è difficile che qualcuno rimanga deluso da quello che gli faccio trovare nel piatto».

Il menù di Civicomare cambia ogni tre mesi seguendo con attenzione il ritmo delle stagioni. Proprio in questi giorni Ivan e Daniela hanno inaugurato il nuovo menù. Da segnalare la degustazione di antipasti che con 20 euro include sette portate (4 piatti freddi e 3 caldi), perfetti da dividere in due. Gamberi alla catalana, carpaccio di pescato del giorno, burrida, pannocchie di mare, ostriche gratinate, sardine marinate con cuore di patata, peperoncini ripieni di orata: queste le preparazioni del momento, anche se qualcosa può cambiare in base al pescato. Immancabile poi tra gli antipasti il “Gran Crudo di mare”, una vera delizia per gli amanti del pesce crudo, che include 4 gamberi rossi, 4 ostriche, 4 scampi, due tartare e un sashimi, tutto accompagnato da frutta fresca di stagione. 

Molto apprezzati anche i primi realizzati da Ivan, che incontrano il gusto di grandi e piccini. Non manca mai la carbonara di mare: tagliolini al nero di seppia, uova, vongole, cozze, cannolicchi e bottarga di tonno. Da questo mese nel menù sono stati inseriti i tagliolini ruvidi con gambero rosso liquirizia e profumo di bergamotto e le mezzelune ripiene di tonno rosso, pomodorino giallo, grattugiata di limone, condite con pesto di asparagi di mare.

Come secondo la cena può proseguire con la frittura mista o il tris di arrosticini di mare alla piastra accompagnato da carciofi e olive taggiasche. Gli altri secondi variano a seconda del pescato del giorno. Sempre aggiornata la carta dei dolci. Nel nuovo menù Daniela e Ivan propongono il tortino dal cuore caldo con cioccolato fondente, il tiramisù della casa e la frutta fresca di stagione. Ampia e selezionata la scelta dei vini, con etichette delle cantine Argiolas, Audarya, Chessa, Santa Maria La Palma, Dorgali e Cantina sociale della Vernaccia di Oristano. 

Diverse le formule proposte. A pranzo per il business lunch Civicomare propone antipasto e primo o secondo e contorno, più acqua e caffè o calice di vino a 12 euro. A cena il menù completo composto da 4 antipasti, primo, secondo e dolce viene offerto a 30 euro, acqua inclusa. 

E ormai assiduo frequentatore del ristorante è anche il figlio di Daniela e Ivan, Enrico, 5 anni e una passione innata per la ristorazione. Nel tempo libero preferisce giocare con pentole e padelle piuttosto che con macchinine e soldatini. Il nome è lo stesso del nonno, il papà di Ivan, che molti hanno conosciuto e apprezzato in cucina negli anni ’80. Insomma la passione per il mare e per la cucina sono affare di famiglia e i risultati sono sotto gli occhi e i palati di tutti. 

Donne sarde, donne di carattere. Lo si dice spesso e a volte la storia interviene a corroborare questa tesi. Un primato in rosa molto particolare spetta infatti a una donna sarda, Grazia Pinna, cagliaritana residente in Toscana. Nel febbraio del 1979 passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.

Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.

Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.

Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.