(VIDEO) Cagliari, dopo 19 anni chiude “Cornelio”, paradiso notturno dei golosi

Per 19 anni è stato uno dei punti di riferimento a Cagliari per tutti gli amanti del dessert in piena notte, ma non solo. Questo weekend "Cornelio" abbasserà la serranda per l'ultima volta e le merende notturne dei cagliaritani, purtroppo, non saranno più le stesse.
Chiude dopo quasi 19 anni di successi la “cornetteria” più famosa di Cagliari, Cornelio, in via Paoli. Ad annunciarlo è Mauro Guzzardi, titolare di quello che era diventato negli anni uno dei punti di riferimento a Cagliari per tutti gli amanti del dessert in piena notte, ma non solo.
Cornetti alla Nutella, alla frutta, alla marmellata, alla crema, ma anche salati con prosciutto, verdure e formaggi, o i famosissimi cornetti giganti da ordinare e mangiare in compagnia degli amici. Il tutto rigorosamente in piena notte, quando Cornelio, come altri piccoli locali della città, diventava l’oasi in cui rifugiarsi per mettere a tacere i propri appetiti e dare pieno sfogo ai peccati di gola. O semplicemente un luogo in cui stare insieme, in allegria, davanti a un gustoso cornetto caldo.
Quello che verrà sarà l’ultimo weekend in cui si potranno gustare i famosi cornetti di Cornelio. Il titolare Mauro, dopo 12 anni di attività (prima Cornelio aveva un altro proprietario) ha ringraziato con un video i tantissimi clienti che hanno gustato i suoi cornetti e ha promesso di non abbandonarli. Seguiranno sicuramente gustose novità.
GRAZIE ❤️
Posted by Cornelio Ilcasottodeicornetti on Wednesday, 11 April 2018
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Lo sapevate? Perché in Sardegna si dice “Petza cota, petza crua”?

Un enigma che sembra uscito da una di quelle antiche leggende sarde, eppure non c’è un’origine storica, né un significato profondo. In pratica, è uno di quei detti che proprio non puoi non usare, soprattutto quando ti ritrovi a chiudere una serata tra amici o un incontro di lavoro.
Lo sapevate? Perché in Sardegna si dice “Petza cota, petza crua”?
Un enigma che sembra uscito da una di quelle antiche leggende sarde, eppure non c’è un’origine storica, né un significato profondo. In pratica, è uno di quei detti che proprio non puoi non usare, soprattutto quando ti ritrovi a chiudere una serata tra amici o un incontro di lavoro.
Un capolavoro di suono, ritmo, e, oserei dire, pura poesia popolare, che scivola via dalla bocca come una melodia perfetta. Ma cosa significa davvero? Boh, chi lo sa! E la bellezza sta proprio qui, nel fatto che non ha un significato preciso. È come una di quelle canzoni che ti entrano in testa e non se ne vanno più, anche se non hai idea di cosa stai cantando.
In Sardegna, i detti – o come li chiamano i locali, i “diccius” – sono piccoli frammenti di vita, risate e saggezza popolare. Non sono solo frasi fatte, sono veri e propri racconti che ti danno un assaggio della cultura sarda. E anche se alcuni di questi proverbi non sembrano avere una logica stringente, il loro fascino è innegabile. Ogni “dicciu” è come un piccolo scrigno che custodisce ironia, esperienza e, a volte, anche una bella risata. Non importa che il significato sia nebuloso: è il suono, l’ironia, la sensazione che ti lascia a rendere questi proverbi irresistibili.
E così, ecco che “Petza cota, petza crua”, o il suo parente stretto “Pira cota, pira crua”, continua a riecheggiare in ogni angolo dell’isola. Che si sia al bar, nel mercato, o nel salotto di casa, questa frase è un po’ come un marchio di fabbrica della Sardegna. A nessuno importa davvero cosa voglia dire: basta che suoni bene, che ci faccia sorridere, e che concluda una serata come si deve. Che ci si stia concludendo un incontro tra amici o semplicemente uno di quei colloqui dove nessuno vuole andare via per primo, “Petza cota, petza crua” è il sigillo che dice “è ora di andare a casa”, senza fronzoli, senza giri di parole. Bello o brutto, buono o cattivo, carne cotta o carne cruda, l’importante è che il cerchio si chiuda e ognuno vada per la sua strada.
La cosa incredibile è che, più che un proverbio tradizionale, questo detto è come una canzoncina, una filastrocca da ripetere con il sorriso ogni volta che il momento dell’addio si avvicina. È una di quelle frasi che nasce nei villaggi, cresce nelle chiacchiere da bar e sopravvive nel cuore dell’isola, specialmente nel Campidano e nel sud della Sardegna. Non importa se sei in campagna o nella città di Cagliari, ogni occasione sembra essere quella giusta per far volare via un “Petza cota, petza crua” al termine di una chiacchierata.
E, se proprio vogliamo fare i puristi, c’è anche una variante: “Pira cota, pira crua”, che suona ugualmente bene e si dice con lo stesso ritmo coinvolgente. Ma attenzione, questa frase non è mai sola: c’è sempre un seguito, una sorta di seconda parte che completa il cerchio. “Petza crua, petza cota, s’intendeus un’atra ota” (oppure “atra borta”, a seconda di dove ti trovi sull’isola). E cioè: ci vediamo un’altra volta, magari con la carne cotta, magari con quella cruda, ma sicuramente ci vedremo di nuovo.
Il bello di questi proverbi sardi è che non sono solo un bel suono, ma sono pure un ponte tra passato e presente. Ti raccontano di una Sardegna agropastorale, di antiche tradizioni che sopravvivono nelle conversazioni quotidiane, con un tocco di ironia che non guasta mai. Questi detti sono la vera colonna sonora della vita sull’isola, che ti fa sentire subito parte di una storia che dura da secoli, senza bisogno di spiegazioni complicate. Come dire, chi ha bisogno di una lezione di filosofia quando puoi semplicemente ripetere un detto che ti fa sorridere?

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