Atto intimidatorio incendiario ai danni del titolare della pizzeria I 4 Venti di Assemini, molto frequentata e conosciuta in paese.

È il titolare stesso che, attraverso la pagina FB della pizzeria, pubblica le fotografie dell’auto e del furgone distrutti e si sfoga: “Gentili compaesani, ieri davanti a casa mia hanno bruciato il furgone e la macchina della attività pagato con il sudore e la fatica. Tutta questo davanti a casa mia, davanti ai miei figli! Se qualcuno ha visto qualcosa è pregato di aiutarci per cercare che questo gesto non rimanga impunito.

A voi invece dico: impegnatevi nel vostro lavoro come vi impegnate nel bruciare le macchine. Vedrete che invece di perdere clienti ne avrete di più. Non ho rubato niente, non ho mai fatto offerte, non ho mai abbassato la qualità. Se voi non lavorate non è colpa mia, ma per la vostra inesperienza. Quindi sappiate che continuerò per la mia strada per mantenere la mia famiglia”.

Donne sarde, donne di carattere. Lo si dice spesso e a volte la storia interviene a corroborare questa tesi. Un primato in rosa molto particolare spetta infatti a una donna sarda, Grazia Pinna, cagliaritana residente in Toscana. Nel febbraio del 1979 passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.

Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.

Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.

Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.