Meraviglie di Sardegna: l’altare prenuragico di Monte d’Accoddi, il monumento simile alle ziqqurat babilonesi

In Sardegna esiste un luogo straordinario, unico nel suo genere, che richiama le antiche ziqqurat mesopotamiche: l’altare prenuragico di Monte d’Accoddi. Questo enigmatico monumento si trova a circa 11 km da Sassari, lungo la vecchia Carlo Felice in direzione Porto Torres, e rappresenta uno dei siti archeologici più affascinanti del Mediterraneo.
Meraviglie di Sardegna: l’altare prenuragico di Monte d’Accoddi, il monumento simile alle ziqqurat babilonesi.
In Sardegna esiste un luogo straordinario, unico nel suo genere, che richiama le antiche ziqqurat mesopotamiche: l’altare prenuragico di Monte d’Accoddi. Questo enigmatico monumento si trova a circa 11 km da Sassari, lungo la vecchia Carlo Felice in direzione Porto Torres, e rappresenta uno dei siti archeologici più affascinanti del Mediterraneo.
A prima vista, sembra quasi un tempio uscito direttamente dalla civiltà babilonese, con la sua struttura tronco-piramidale e la lunga rampa che conduce alla cima. Ma a differenza delle ziqqurat orientali, dedicate al culto del sole, secondo una leggenda Monte d’Accoddi sarebbe stato costruito da un principe mesopotamico fuggito in Sardegna, che lo avrebbe consacrato alla luna. Un racconto affascinante, certo, ma la storia reale è altrettanto suggestiva: gli archeologi ritengono che l’altare sia stato eretto intorno al 2700 a.C. dalla misteriosa cultura di Abealzu-Filigosa, su una struttura ancora più antica, risalente al 3500 a.C., appartenente alla cultura di Ozieri e distrutta da un incendio.
Attorno alla struttura si sviluppava un intero villaggio, con capanne quadrangolari e un’area sacrificale. Qui sono stati ritrovati reperti che lasciano poco spazio ai dubbi sulla natura rituale del sito: lastre di pietra con fori che, secondo gli studiosi, servivano per legare le vittime dei sacrifici – quasi certamente bovini – e due enigmatiche sfere di pietra, che potrebbero rappresentare il sole e la luna. Gli antichi abitanti della zona consideravano la terrazza in cima all’altare un punto di contatto tra l’uomo e le divinità. Alcune teorie sostengono che vi fosse persino una stanza segreta, dove si celebrava un antico rito della fertilità: ogni anno, il sacerdote si sarebbe unito a una vergine per propiziare la rigenerazione della terra. Un’ipotesi affascinante, ma impossibile da verificare, poiché la struttura è troppo fragile per essere scavata.
Con l’inizio dell’Età del Bronzo Antico, intorno al 1800 a.C., Monte d’Accoddi fu abbandonato e utilizzato solo sporadicamente per sepolture. Ma il colpo più duro arrivò molto più tardi, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando vennero scavate trincee intorno al sito per la contraerea, causando danni irreparabili. Per secoli l’altare è rimasto sepolto e dimenticato, fino a quando, nel 1954, l’archeologo Ercole Contu notò un’anomalia nel paesaggio: una strana collinetta che spiccava in un’area perfettamente pianeggiante. Gli scavi riportarono alla luce un tesoro senza eguali in Europa, un monumento che ancora oggi resta avvolto nel mistero e che ci racconta di un passato in cui la Sardegna era già un crocevia di culture e riti antichissimi.
Foto Wikimapia.

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