Lo sapevate? Il tartufo si trova anche in Sardegna: ecco dove e quali sono le tipologie

Forse non tutti sanno che l'oro nero della gastronomia si può trovare anche in Sardegna. Ci sono terre, nella nostra isola, che ne sono ricche
Forse non tutti lo sanno, ma tra le meraviglie gastronomiche della Sardegna si nasconde un piccolo tesoro sotterraneo, un protagonista della cucina raffinata che solitamente si associa ad altre regioni d’Italia, ma che cresce anche qui, tra le nostre colline e foreste, silenzioso e prezioso: il tartufo. Ebbene sì, non serve andare in Piemonte o in Umbria per scovare questo straordinario tubero, basta conoscere i luoghi giusti e saperlo cercare con pazienza e dedizione.
La specie più diffusa nella nostra isola è il Tartufo Nero Pregiato (Tuber Melanosporum Vittadini), una varietà rinomata che raggiunge la piena maturazione nella stagione estiva e che, con il suo inconfondibile aroma, regala ai piatti un tocco di eleganza e complessità. A differenza di quanto si possa pensare, questo tartufo non cresce esclusivamente nei boschi di latifoglie, ma può svilupparsi in habitat sorprendenti. Certo, lo si trova spesso accanto a noccioli, querce e faggi, ma la vera sorpresa è che può nascere anche sotto i pini, una caratteristica che lo rende ancora più affascinante e inaspettato.
Riconoscerlo non è poi così difficile: la sua superficie scura è cosparsa di piccole verruche, un dettaglio che lo distingue da altre varietà meno pregiate, mentre il suo profumo, delicato ma penetrante, è capace di arricchire qualsiasi piatto, trasformando anche la preparazione più semplice in una vera e propria esperienza sensoriale.
La Sardegna, con i suoi terreni ricchi di minerali e il suo clima unico, offre le condizioni perfette per la crescita di questo gioiello naturale, anche se la sua raccolta richiede grande esperienza e, naturalmente, l’aiuto di un buon cane da tartufo, addestrato a fiutare il prezioso tubero nascosto nel sottosuolo. Non è un caso che negli ultimi anni l’interesse per la ricerca del tartufo nell’isola sia cresciuto sempre di più, attirando appassionati e gourmet curiosi di scoprire un lato ancora poco conosciuto della nostra terra.
Sapere che la Sardegna custodisce anche questa ricchezza è un motivo in più per esplorare i suoi boschi con occhi diversi, apprezzandone non solo la bellezza selvaggia, ma anche le sorprese gastronomiche che può offrire. E chissà, magari la prossima volta che camminerete tra i sentieri ombreggiati di una foresta sarda, sotto i piedi potrebbe nascondersi proprio un piccolo, prezioso tartufo, pronto a regalare il suo straordinario profumo alla tavola di chi saprà scoprirlo.
Ma non è finita: nei boschi sardi infatti è possibile trovare anche il Bianchetto che invece cresce durante l’inverno e la primavera, conosciuto anche come marzuolo o col nome scientifico di Tuber Borchii. La somiglianza di questa specie al più pregiato tartufo bianco è incredibile. Se non fosse per la polpa di colore rosso scuro, sarebbe davvero difficile ad un occhio poco esperto distinguerle! In Sardegna cresce poi anche il tartufo Nero d’Inverno o Brumale (Tuber Brumale Vittadini).
Si, ma esattamente dove si trovano? Le terre fortunate sono il Sarcidano e l’Alta Marmilla, in particolare quel triangolo compreso tra Nurallao, Laconi e Villanovatulo. Nei boschi e nelle campagne di questi comuni vengono colti annualmente diversi quintali di tuberi. Una grandissima quantità! Per celebrare tale ricchezza, a Laconi si organizza nel mese di giugno la Sagra del Tartufo. Inutile dire che riscuota puntualmente un enorme successo, anche grazie alle piccole degustazioni offerte dai cercatori.
Il tartufo nel tempo si è fatto una “cattiva” fama: è considerato un alimento di lusso, ma lo è davvero? Pensate che per insaporire una pasta per 4 persone 8 g sono più che sufficienti. E un grammo di tartufo sardo costa circa un euro. Per sfruttarlo al meglio poi basta evitare di cuocerlo, grattugiandolo direttamente sui piatti pronti. Se lo si tiene in frigorifero bisogna avere l’accortezza di farlo tornare prima a temperatura ambiente, tirandolo fuori almeno un’ora prima.

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